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Peste suina: a rischio 29mila allevamenti. Ma per l’abbattimento dei cinghiali si prende tempo

Coldiretti e Filiera Italia scrivono a Draghi: “Basiti che nel Lazio occorrano altre tre settimane”. Intanto gli animalisti insorgono

di Federico Cenci -


29mila allevamenti italiani a rischio a causa della peste suina africana. È l’allarme lanciato dal presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, e dal consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Pio Scordamaglia. I due hanno inviato a tal riguardo una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi, ai ministri competenti delle Politiche agricole, della Salute e della Transizione ecologica. Il proliferare di cinghiali in diverse zone d’Italia – con l’invasione dei centri urbani di Roma a destare inquietudine – non rappresenta dunque soltanto un pericolo per l’incolumità di cittadini e turisti, ma anche per un intero comparto strategico, che, ricordano Prandini e Scordamaglia, “genera un fatturato di 20 miliardi di euro l’anno e garantisce occupazione per circa centomila persone nella filiera suinicola”. Senza contare la pubblicità negativa che il tema della diffusione della peste suina sta facendo a questo mercato alimentare.

E intanto gli abbattimenti selettivi continuano a farsi attendere. “Siamo basiti che nel Lazio – scrivono Prandini e Scordamaglia – occorrano altre tre settimane per partire con gli abbattimenti selettivi, anche per difendere l’immagine di Roma e dell’Italia nel mondo. Stiamo già oggi vedendo calare le nostre esportazioni, dando un vantaggio competitivo ai Paesi terzi”. I rappresentanti di Coldiretti e Filiera Italia chiedono quindi “uno stanziamento di nuove forme di sostegno per garantire un’efficace strategia di contenimento ed evitare la catastrofe che porterà a costi superiori ad 1,4 miliardi di euro solo per l’indennità di abbattimento dei suini, secondo le stime del ministero della Salute e Ismea”. È auspicabile infine, concludono i presidenti, “che al Commissario per l’emergenza vengano assegnati strumenti utili per salvaguardare la filiera, provvedendo al contenimento del virus, perché gli interventi preventivi e rapidi a livello regionale e nazionale non sono più rinviabili”.

A garantire interventi rapidi è il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, il quale, ospite ad Agorà Extra su Raitre, ha affermato che nei territori di Roma Capitale definiti zona rossa per l’emergenza cinghiali sono già iniziate “le operazioni di censimento dei suini presenti, l’avvio alla macellazione e quindi una serie di attività che ci permettono di tenere monitorata la situazione”. Costa ha inoltre dichiarato che l’abbattimento sia la “sola soluzione”, e che esso debba avvenire “attraverso la caccia selettiva e il coinvolgimento dei cacciatori che in questa fase sono gli alleati più grandi per aiutarci a raggiungere questo obiettivo, riducendo la presenza” degli animali in eccesso. Immancabili, tuttavia, le reazioni degli animalisti. L’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) parla di “colpevolizzazione ingiustificata” dei cinghiali. Ma la colpa, infatti, non è degli animali, piuttosto di chi non ha arginato per tempo e con ogni mezzo la loro proliferazione eccessiva, magari proprio per paura di essere accusato di non avere un sufficiente spirito animalista.


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