Attualità

Pfas, la guerra dei veleni si allarga fino agli Usa

di Ivano Tolettini -

SPILLETTE MOVIMENTI DI PROTESTA NO PFAS NON UNA DI MENO RISE UP


Dagli Stati Uniti al Vecchio Continente. Dal Nord Europa all’Italia. La sensibilità nel mondo Occidentale per gli “inquinati chimici eterni”, su tutti le sostanze perfluoro alchiliche, conosciute universalmente come Pfas, è lievitata in questi anni a causa delle pericolose conseguenze sull’uomo. Il grave inquinamento provocato dalla Miteni nel Vicentino è il caso più eclatante non solo nel nostro Paese. Di questi giorni è la notizia che l’amministrazione Biden ha proposto un limite a livello federale per i cosiddetti “forever chemicals”, i composti chimici appunto indistruttibili usati nei processi produttivi e assai diffusi nei corsi d’acqua del mondo industrializzato. L’Epa, la Environmental Protection Agency, propone che per due tipi di questi composti ci sia nell’acqua potabile un limite massimo di 4 parti per trilione, il livello più basso rilevabile dai test. Questa notizia viene diffusa mentre il Tar del Veneto respinge il ricorso dalla “Manifattura Lane Gaetano Marzotto & Figli spa” di Valdagno, presieduta da Antonio Favrin, che non voleva partecipare (ma dovrà farlo, in attesa del ricorso al Consiglio di Stato) alla bonifica di uno dei primi siti contaminati dalle sostanze perfluoro alchiliche (in questo caso Pfoa), alle ex scuderie di Villa Trissino Marzotto, sulle colline vicentine di Trissino. In quel luogo tra il 1963 e il 1967, quando il sindaco ordinò lo stop per un inquinamento, fu insediata la Rimar. Era una delle prime aziende in Italia ad occuparsi della ricerca dei nuovi materiali tessili antimacchia e lo fece per il gruppo Marzotto. A costituirla fu il conte Giannino Marzotto (morì nel 2012 a 84 anni), all’epoca amministratore delegato del più importante gruppo tessile italiano. L’area delle ex scuderie oggi è di proprietà della Koris Italia srl, partecipata dagli eredi di Giannino, che il 25 novembre 2021 furono destinatari del provvedimento della Provincia di Vicenza, assieme alle Manifattura Marzotto, individuata come responsabile dell’inquinamento da tricloroetilene attribuito all’attività di ricerca del laboratorio della Rimar “parte integrante del Gruppo Marzotto, svolgendo un’attività non collaterale, ma determinante nel ciclo produttivo”. I giudici amministrativi in base al Codice dell’Ambiente, che recepisce le norme comunitarie, e al principio che “chi inquina paga”, attribuiscono al gruppo tessile che all’epoca aveva in pancia Rimar, la responsabilità dell’avvelenamento del terreno e quindi il dovere della bonifica. La Rimar sarebbe poi diventata Miteni nel 1988, quando venne rilevata da Mitsubischi ed Enichem, e nel nuovo sito nella zona pianeggiante del Comune di Trissino avrebbe iniziato a causare quel disastro ambientale che oggi coinvolge le province di Vicenza, Verona e Padova ed interessa almeno 350 mila persone. Di recente, poi, l’inchiesta giornalistica internazionale denominata The Forever Pollution Project ha contribuito a realizzare una mappa di 17 mila siti contaminati da Pfas in Europa, tra cui numerosi quelli situati in Settentrione e in particolare nelle province di Brescia, Trento, Verona, Vicenza, Padova. Una mappa che ha suscitato anche polemiche perché non in tutti i siti incriminati la concentrazione dei Pfas è considerata pericolosa. Certo è, come afferma la statunitense Radhika Fox, vice responsabile dell’Epa per l’acqua, che per “la scienza è chiaro che gli individui esposti a lungo termine ai Pfas sono soggetti a significativi rischi per la salute”.


Torna alle notizie in home