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PFIZERGATE

di Martina Melli -

URSULA VON DER LEYEN


Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, nel 2021 non rese pubblici i messaggi riguardanti i negoziati con il ceo di Pfizer, Albert Bourla, per l’acquisto dei vaccini. Per questo motivo, il New York Times, watchdog di punta del giornalismo internazionale liberale, ha deciso di trascinare in tribunale la Commissione Europea.
Secondo il quotidiano infatti, la Commissione ha l’obbligo legale di rendere pubbliche tutte le informazioni sull’acquisto dei vaccini per miliardi di euro. La vicenda è stata riportata dal media statunitense Politico.
Il New York Times – che per primo segnalò l’esistenza di questi messaggi di testo in un’intervista con von der Leyen nell’aprile 2021 – non ha rilasciato alcuna dichiarazione, si è limitato a spiegare la propria posizione in un comunicato: “Avanziamo diverse richieste di accesso a documenti di interesse pubblico. Al momento non possiamo commentare le parti in causa”. No comment anche dalla Commissione europea.
La causa legale è l’ultimo segmento di una lunga inchiesta investigativa avviata nel gennaio 2022, quando, per la prima volta, era risultato che la Commissione non avesse ottemperato ai propri doveri di trasparenza. All’epoca, fu l’osservatorio dell’Ue ad aprire un’indagine sui messaggi, ritenendo il braccio esecutivo colpevole di “cattiva amministrazione”.
La Commissione inizialmente affermò che dopo un’approfondita ricerca non aveva “identificato” alcun messaggio di testo tra von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, società che, in quell’anno finanziario, vide entrate per 36 miliardi di dollari dalle vendite di vaccini.
Secondo le indagini del difensore civico dell’Ue, Emily O’Reilly, la ricerca effettuata dai funzionari della commissione per le conversazioni via sms, era limitata a un registro interno di documenti. La commissione successivamente dichiarò di non ritenere che i messaggi di testo rientrassero nell’obbligo Ue di archiviare i documenti relativi alla polizza, in quanto comunicazioni “effimere”. “Quando si tratta del diritto di accesso del pubblico ai documenti Ue, è il contenuto che conta e non il dispositivo o la forma”, affermò O’Reilly. “Se i messaggi di testo riguardano politiche e decisioni dell’Ue, dovrebbero essere trattati come documenti Ue. L’amministrazione della commissione europea deve aggiornare le sue pratiche di registrazione dei documenti per riflettere questa realtà”.
Interessante ricordare come la Commissione fu aspramente criticata per il salatissimo costo (negoziato) dei vaccini anti-Covid: circa 31 miliardi di euro in più rispetto al costo di produzione.

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