Piange il robot: investimenti in automazione frenati dalla burocrazia di Transizione 5.0
Piange il robot, nel mondo e in Italia. In vista della biennale internazionale della macchina utensile, robot, automazione, digital e additive manufacturing (in programma dal 9 al 12 ottobre a FieraMilano) Ucimu, l’associazione di settore, fa i conti con un 2024 difficile per l’industria italiana dell’automazione stimando una possibile ripresa a partire dall’anno prossimo.
Un anno complicato anche per l’industria mondiale, il 2024 si chiuderà con un calo della domanda globale di macchine utensili, del 6,4%, a 68,1 miliardi di euro.
Un settore ampio, in Italia, che vale 50 miliardi di ricavi ma ora fortemente frenato. Secondo le previsioni, nel 2024 la produzione calerà del 6,2% fino a 7,1 miliardi di euro. Ciò che regge è l’export, crescendo ancora e attestandosi a 4,4 miliardi, il 4,4% in più rispetto al 2023. Numeri però insufficienti a mantenere in area positiva il dato di produzione, come invece è accaduto nel 2023 quando consumo e consegne sul mercato interno già segnavano il passo.
Sul risultato complessivo della produzione italiana di settore – rileva Ucimu -pesa la grande debolezza del consumo italiano che, secondo le stime appena rielaborate, subisce una perdita secca del 25,9%, a 4,3 miliardi, impattando sulle consegne dei costruttori italiani, che si fermeranno a 2,7 miliardi (-19,5%), e sulle importazioni (-34,8%).
Piange il robot. Ma alle aspettative del comparto – lo dicono solo fino a un certo punto le parole ufficiali di Ucimu – non ha corrisposto la burocrazia italiana, che ha frenato fortemente le possibilità di rapidi investimenti: “Oggi le aziende italiane che intendono fare investimenti in nuove tecnologie di produzione hanno a disposizione due provvedimenti alternativi, Transizione 4.0 e Transizione 5.0, decisamente interessanti con risorse importanti”, afferma Riccardo Rosa, presidente ddell’associazione.
Ma “Il 5.0 arriva dopo una lunga ed “estenuante” attesa – spiega – e sappiamo che l’effetto non potrà essere così diffuso come quello del 4.0, perché prevede regole e iter completamente differenti, i tempi di utilizzo sono stretti con scadenza al dicembre del 2025 e l’obiettivo del provvedimento è, in effetti, quello di premiare le aziende che sono pronte a lavorare sul risparmio energetico2.
“Al governo – conclude – chiediamo di pensare già, per il 2026, ad un programma di misure che possa nuovamente accompagnare lo sviluppo di innovazione della nostra industria manifatturiera con l’obiettivo di rafforzarne la competitività. L’esperienza ci dice che devono essere provvedimenti semplici, di facile comprensione e utilizzo, esattamente come è stato il 4.0 al suo esordio”.
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