Attualità

“Piano con i catastrofismi ma per l’Europa sarà dura”

di Edoardo Sirignano -

GIULIO SAPELLI PROFESSORE ECONOMIA UNIVERSITA DI MILANO


di EDOARDO SIRIGNANO

“Non bisogna per forza guardare tutto nero. Dopo il conflitto in Ucraina potrebbero esserci anche opportunità. Lo insegna la storia. Il crac della Silicon Valley non ha nulla a che vedere con Lehman Brothers. Esistono oggi ammortizzatori e strumenti che prima non c’erano”. A dirlo l’economista Giulio Sapelli.

Quali ritiene possano essere gli effetti della nuova crisi?

Troppo presto per dirlo. Non abbiamo dati. C’è una grande leva finanziaria, ma stiamo parlando di un settore fino a ora troppo valorizzato che subisce uno stop. Non siamo più, poi, ai tempi di Lehman Brothers, ovvero quando le banche in crisi non sapevano come uscirne. Non ritengo, quindi, sia il caso di calarsi in scenari catastrofici. Bisogna, piuttosto, aspettare un attimo e capire come si evolverà un fenomeno.

Ci sarà uno sviluppo in positivo o in negativo?

Non lo so. Potrebbe seguire entrambe le direzioni. Stiamo parlando di una vicenda di cui non conosciamo bene l’entità, di una banca di cui non si hanno troppe informazioni e di cui non conosco bene neanche gli investitori. Possiamo, invece, sostenere che stiamo parlando di un settore cresciuto in modo esponenziale, che ultimamente ha effettuato un grosso passo indietro.

A cosa si riferisce?

C’è stata la questione cinese, messa in rilievo da nessuno. È importante sapere che stiamo parlando degli unici ambiti non comunisti non ammessi al Congresso del Popolo. Gli imprenditori dell’hi-tech, infatti, sono stati esclusi. Dato che stiamo parlando di una potenza demografica enorme, ciò ha avuto ripercussioni in tutto il pianeta, probabilmente anche su questo istituto di credito. Ci sono una serie di variabili che consentono di dire che un ambito non è più così smagliante come la sua super-valorizzazione borsistica. Non ha più quell’esuberanza. Aumentano, pertanto, enormemente i rischi. Utilizzare i termini globale o meno, però, mi sembra un azzardo. Andiamo calmi!

Gridare al lupo cosa potrebbe comportare?

Semplicemente alimentare una spirale da cui è difficile poi uscirne fuori.

Quale la differenza rispetto al caso Lehman Brothers di qualche anno fa?

Quella vicenda coinvolgeva le assicurazioni, i mutui e tutta una serie di cose, che per fortuna questa esuberanza borsistica non intacca, almeno dai dati che abbiamo adesso. È tutta un’altra storia. Mi capita troppo spesso di sentire odore di sangue. State buoni! Adesso, poi, abbiamo degli strumenti che prima non esistevano. Mi riferisco a una convergenza delle banche centrali rispetto a queste crisi o meglio ancora la banca dei pagamenti che si muove. So pure che sono stati messi in moto strumenti di controllo interno o meglio ancora ammortizzatori, come la Federal Deposit Insurance Corporation.

Dopo la guerra in Ucraina, non per forza dovrà esserci un periodo buio per l’economia globale?

Viviamo in un sistema capitalista dove anche la guerra, ahimè, ha sempre favorito la ripresa economica. C’è la spinta del settore militare e industriale. Se non ci fossero le sanzioni americane, si sarebbero sentiti molto meno gli effetti del conflitto tra Zelensky e Putin. Basti pensare a cosa ha portato al superamento della crisi del 1929. Mi riferisco alla grande macchina da guerra nordamericana. Potrebbe ripetersi lo stesso fenomeno adesso. Possiamo tranquillamente utilizzare la celebre frase: “elementare Watson”. Mai come ora sarebbe opportuno rileggere Lenin.

Il fenomeno cinese, intanto, è un aspetto certamente da approfondire…

La Cina innanzitutto non avanza. È in una crisi economica profondissima. Cerca di reagire con scelte nette. Il fatto che non abbia ammesso al congresso il mondo dell’hi-tech significa che c’è più di qualche difficoltà. Stiamo parlando di un qualcosa alquanto pericolante. L’accentramento di Xi Jinping mette in crisi un sistema policentrico, molto meno autoritario di quanto crediamo.

Cosa ne pensa, invece, dell’avanzata indiana. Ha fatto bene Meloni a stringere i rapporti con Modi?

L’India è il futuro. Stiamo parlando del paese che ha i più grandi matematici. Quando lavoravo in Olivetti, negli anni 70 e facevo l’impiegato, già c’erano persone provenienti da quei luoghi a fare i conti. Al contrario, non si trovavano informatici in Italia. Non bisogna, quindi, neanche mettere in dubbio certe potenzialità.

Come cambieranno gli equilibri planetari?

Prevedo che gli americani faranno di tutto per ridurre la Germania a un campo di patate. Questa è la verità. Per l’Europa sarà terribile. Vedo, al contrario, lo sviluppo dell’area indo-pacifica, trainato, appunto, dall’India di Modi.

Quale consiglio si sente di dare alle nuove generazioni?

Cominciare a ripensare gli investimenti nell’ottica del risparmio piuttosto che sull’aumento del rischio. Così guadagnano soltanto gli istituti di credito. Stiamo parlando, comunque, di un circolo vizioso.


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