Esteri

Piano per la tregua a Gaza: la pazienza degli Usa è finita

di Ernesto Ferrante -


“Il tempo delle contrattazioni è finito”. Il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, poco prima dell’apertura dei lavori del G7, ha fatto capire che gli Usa non hanno alcuna intenzione di attendere ulteriori giochi al rialzo da parte di Hamas o Israele rispetto alla proposta di tregua elaborata. Sullivan ha detto che il mondo dovrebbe incoraggiare Hamas ad accettare l’intesa ed evitare lo stallo. Il movimento islamico di resistenza, dal canto suo, ha esortato gli Usa a fare “pressioni” su Israele per un cessate il fuoco permanente a Gaza. Il segretario di Stato americano Antony Blinken, si legge in un comunicato del gruppo, “continua a parlare dell’appoggio di Israele all’ultima proposta (di cessate il fuoco), ma non abbiamo sentito commenti su questo da nessun funzionario israeliano”. “In questo contesto, prosegue la nota, invitiamo il signor Blinken e l’amministrazione Biden a esercitare pressioni dirette” su Tel Aviv. Le modifiche che Hamas ha chiesto “non sono significative” e includono il ritiro completo delle truppe dello Stato ebraico dall’enclave palestinese, ha detto alla Reuters un suo alto esponente, spiegando che i suoi sodali hanno chiesto di scegliere un elenco di 100 palestinesi con lunghe condanne da rilasciare dalle carceri israeliane, mentre il documento israeliano aveva escluso la richiesta e limitato i rilasci ai soli prigionieri con pene residue inferiori a 15 anni. I miliziani vogliono garanzie scritte di un cessate il fuoco permanente. I nuovi dettagli delle modifiche richieste, sono stati pubblicati dalla rivista saudita “Al Majalla”, secondo l’accordo quadro è composto da tre fasi “collegate e interdipendenti”. La prima durerebbe 42 giorni, durante i quali ci sarebbe la cessazione temporanea delle operazioni militari da entrambe le parti e il ritiro delle Idf verso est e lontano dalle aree densamente popolate lungo il confine in tutte le zone della Striscia di Gaza. Le forze israeliane di difesa (Idf) hanno riferito di aver colpito, durante la notte scorsa, diversi edifici utilizzati da Hezbollah ad Ayta ash-Shab, nel sud del Libano. Smentito invece il raid su una zona umanitaria a Gaza, riportato da Wafa. Allarme dell’Unicef: tremila bambini nel sud di Gaza rischiano di morire di fame, dopo essere stati esclusi dai piani di trattamento alimentare d’emergenza a causa dell’insufficienza delle strutture.


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