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Piantedosi si corregge: “Verremo a prendervi”

di Maurizio Zoppi -


L’ennesima strage dei migranti è andata in onda qualche giorno fa, di fronte alle coste del crotonese. In queste ore numerose sono le domande che iniziano a crearsi attorno a ciò che è successo rispetto al naufragio. Cosa è accaduto in quelle ore? Come si è mossa la macchina dei soccorsi dopo la segnalazione dell’imbarcazione di fronte alle coste di Crotone? I punti fermi, sicuramente, vengono racchiusi dalle dichiarazioni della Guardia costiera.
“Nessuna segnalazione telefonica è mai pervenuta ad alcuna articolazione della Guardia costiera dai migranti, presenti a bordo della citata imbarcazione, o da altri soggetti come avviene in simili situazioni”. Tengono a precisare attraverso una nota. Inoltre aggiunge: “La sera di sabato 25 febbraio un velivolo Frontex avvistava un’unità in navigazione nel Mar Ionio. L’unità risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave – prosegue – Il velivolo Frontex inviava la segnalazione al punto di contatto nazionale preposto per l’attività di law enforcement, informando, tra gli altri, per conoscenza, anche la Centrale operativa della Guardia costiera di Roma”. Scrivono gli uffici del corpo della capitaneria di porto. “A seguito di tale segnalazione, la Guardia di finanza comunicava l’avvenuta attivazione del proprio dispositivo, già operante in mare, per intercettare l’imbarcazione – aggiunge – Alle 4.30 circa, giungevano alla Guardia costiera alcune segnalazioni telefoniche da parte di soggetti presenti a terra relative a un’imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa. I carabinieri, precedentemente allertati dalla guardia di finanza, giunti in zona, riportavano alla Guardia costiera l’avvenuto naufragio. Questa è la prima informazione di emergenza pervenuta alla Guardia Costiera riguardante l’imbarcazione avvistata dal velivolo Frontex”. osserva la Guardia costiera. Insomma, i militari cercando di voler dissipare ogni critica o malalingua, rispetto agli ennesimi morti in mare, i quali, al di là dell’ecatombe potrebbe creare un grande imbarazzo politico al Viminale e al governo Meloni.
Quindi, alla nota dettagliata della Guardia costiera, arrivano puntuali le dichiarazioni del ministro Matteo Piantedosi. “Sul naufragio in mare davanti alle coste di Cutro, in cui hanno perso la vita decine di migranti, c’è un’indagine in corso alla quale nessuno si sottrae e nella quale bisogna avere fiducia. Io non mi sottrarrò per quelle cose che si riterranno di fare e su cosa andrà riferito, anche periodicamente. Ho pudore ad esporre i miei sentimenti di fronte a certe tragedie ma in ogni caso, quando si hanno responsabilità di governo, bisogna trasformare le emozioni in valori e i valori in azioni concrete. Voglio essere giudicato per quello che farò e per quello che ho fatto”. Afferma nel corso di una audizione in commissione Affari costituzionali del Senato, il ministro dell’Interno commentando le polemiche innescate. “Fermatevi, veniamo noi a prendervi – ha ricordato il ministro – è questo il senso dei corridoi umanitari: con Sant’Egidio abbiamo fatto un accordo per moltiplicarli. E abbiamo anche proposto alla Libia un ruolo nello svuotamento dei centri di detenzione”.
Ma dalla lontana Sicilia ed esattamente da Palermo, arrivano le parole dure dell’arcivescovo Corrado Lorefice. “La strage di migranti nelle coste calabresi è responsabilità nostra, quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi”. Afferma il vice presidente della Conferenza episcopale siciliana con delega alle migrazioni, dopo l’ennesimo naufragio costato la vita finora a 63 persone.

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