Cultura & Spettacolo

Piattoricco

di Edoardo Sirignano -


di EDOARDO SIRIGNANO

Si avvicina l’estate e ovviamente col caldo cresce anche la voglia di piadina. Chi non ha mai avuto il piacere di mangiarne una, dopo essere rientrato dalla classica serata in discoteca? La vera ricetta, però, è una soltanto: quella romagnola. In tal senso, una lezione me l’ha data la mia fidanzata, che pur essendo lombarda, ma di quelle che vivono più vicino alla Padania che a Milano, mi ha spiegato quale fosse la differenza tra la specialità che puoi degustare a Ravenna e quella che invece trovi in qualsiasi altra parte d’Italia.

Il prodotto artigianale è appunto quello dal caratteristico profumo del pane appena sfornato. Per quanto riguarda le dimensioni, la vera piadina ha un diametro che va dai 15 cm ai 25 cm (quella più grande è solitamente la riminese) e uno spessore medio di circa 3 mm. Si presenta come bianco-avorio, caratterizzata da macchie (o vesciche) di grandi dimensioni, distribuite in modo casuale sulla superficie. Per quanto riguarda l’impasto, invece, possono esserci due varianti. C’è chi abbonda con lo strutto per renderla più elastica e chi invece con l’olio d’oliva perché preferisce la rigidità.

Sugli ingredienti, invece, si può variare a seconda dei gusti. Quella classica, solitamente, è accompagna da prosciutto crudo di Parma, squacquerone e rucola. Senza esagerare con le stravaganze, però, basta coniugare un salume, un formaggio e una verdura/ortaggio per avere il prodotto battezzato da Pascoli e decantato da diverse generazioni.


Torna alle notizie in home