Cultura & Spettacolo

Piattoricco

di Edoardo Sirignano -


Quando si parla di osteria romana, il pensiero ci porta al centro della capitale, ovvero a quei posti dove ci si può abbuffare di cacio e pepe e carbonara. La concorrenza, però, è tanta, mentre il mercato, pure per chi ha una lunga tradizione, resta sempre quello. Ecco perché c’è chi prova a stravolgere la diceria che al centro si mangiano sempre le stesse cose. Un esempio sono i proprietari della trattoria “Da Antonio”. Pur avendo investito i sacrifici di una vita a pochi passi dal Pantheon e da Piazza Navona, vogliono sorprendere. Non solo, quindi, cambiano look alla loro seconda casa, visitata ogni giorno da turisti, politici e vip, con un design moderno-elegante, ma soprattutto tentano di coniugare la sacra storia dell’enogastronomia capitolina col profumo del mare. Ciò lo si può evincere dall’antipasto. Oltre al solito piatto di terra e all’immancabile fritto romano di animelle, cervello e polpette di coda alla vaccinara, spicca un’alternativa, fatta di crudi, tartare, paranze, caviale, gamberi rossi e guocamole. Uno stile che prosegue con i primi, dove oltre ai simboli della Dolce Vita, riescono a ritagliarsi uno spazio da protagonisti i tonnarelli con i ricci, nonché le linguine all’astice. Il tutto accompagnato dai consigli dello chef, noto appunto per inventarsi ogni giorno qualcosa. Non cambia nulla neanche col secondo. Oltre alla classica trippa o all’immancabile coda alla vaccinara, non vengono mai a mancare pescato del giorno, frittura e molluschi vari.


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