Attualità

Piazza Italia

di Domenico Pecile -


Lo dicono i dati: risicata, ma è una maggioranza. Quella degli italiani contrari alla guerra. Una maggioranza trasversale, che agisce autonomamente senza attendere le direttive degli eventuali partiti di riferimento. È scesa in piazza in oltre cento città italiane per altrettante manifestazioni organizzate dal mdi dell’associazionismo, dalla Chiesa, dai sindacati, da pacifisti uniti da una comune richiesta: la richiesta di immediate trattative di pace e lo stop alla fornitura di armi e attrezzature militari da parte dei Paesi occidentali a Kiev. Già lo scorso 5 novembre erano state oltre 100 mila le persone che erano scese in piazza a Roma. Ma manifestazioni e iniziative sono state organizzate in tutta Europa, coordinate da Europe for Peace, con oltre 20 eventi programmati in Germania, Spagna e Portogallo e una quindicina in Francia. Manifestazioni anche nel Regno unito, in Austria e nei Paesi Bassi. La prima di queste manifestazioni si è svolta in notte tra Perugia e Assisi. Ad aprire la marcia uno striscione con la scritta “fermiamo la guerra”. Il punto di arrivo è stato la basilica di San Francesco. Tra i marciatori anche alcuni frati del Sacro Convento di Assisi. Con loro pacifisti storici come l’organizzatore della marcia Flavio Lotti, molti giovani e il gonfalone della Regione Umbria. “Siamo qui in questo tragico anniversario per assumerci una responsabilità in più – ha dichiarato – per fare quello che ancora non è stato fatto”. I marciatori sono quindi scesi alla tomba di San Francesco per quello che gli organizzatori hanno definito un momento “di raccoglimento, preghiera (per i credenti) e riflessione. A Napoli sono sfilati assieme le associazioni cattoliche, il Comune e la comunata di S. Egidio. La manifestazione è partita da piazza Dante per arrivare a piazza municipio. In piazza accanto ai cittadini ucraini, moltissimi studenti e cittadini di altre comunità straniere. Ad aprire la marcia uno striscione “Napoli città di pace”. A sfilare anche una banda di giovani ragazzi cingalesi. “La pace è possibile e siamo felici che tanti giovani hanno accolto l’appello – ha detto Paola Cartellessa, rappresentante della Comunità di Sant’Egidio – la pace assicura il futuro dei giovani di tutto il mondo, la guerra è soltanto distruzione e dove c’è guerra non c’è futuro. Purtroppo la guerra sta diventando il mezzo per la risoluzione dei problemi, invece la pace va ricercata”. Sul palo si sono alternati momenti musicali, interventi di personalità del mondo9 della cultura e dello spettacolo, tra cui lo scrittore Maurizio De Giovanni e l’attore Patrizio Raspi, e testimonianze di ragazzi ucraini. I manifestanti sventolavano bandiere della pace e cartelli giallo-blu a ricordare i colori della bandiera ucraina. E sulla giornata della pace è piombata la richiesta delle Acli di valutare il piano della Cina per arrivare alla pace, invitando l’Ue di seguire la strada della diplomazia. I dodici punti proposti dalla Cina “vanno approfonditi con attenzione e, pur non essendo slegati dagli interessi e dalle trame egemoniche di Pechino in Europa e nel mondo, possono e devono essere però una sponda per quella tregua ad oltranza che la via della pace possibile adesso”. Questa, in sintesi la nota delle Acli. L’Ue – osservano – “deve immediatamente uscire dalla chiusura politica in cui si è impantanata, con la decisione di intraprendere una vera strada per la diplomazia all’altezza delle sue origini”. Poi, su questa tregua “si può discutere e giungere faticosamente a una soluzione definitiva ma l’urgenza ora è che tacciano le armi e che si smetta di fare morire la gente, dando il via a un intervento umanitario che sia internazionale, sotto l’egida delle Nazioni unite”. E sul consolidarsi di una tregua, secondo le Acli “si potranno lentamente rinsaldare le radici e la politica comune europea di entrambe le nazioni coinvolto, facendo fare un passo indietro alle armi, compreso il ritiro dell’esercito russo, e alla logica delle alleanze militari e un passo in avanti al disarmo nucleare, senza il quale ogni conflitto può prendere in ostaggio il mondo intero”. E un invito al cessate il fuoco, come “valore assoluto e universale e con massima espressione della dignità umana è arrivato dal professor Francesco Barone, dicente dell’università dell’Aquila e portavoce del premio Nobel per la pace 2018, Denis Mukwenge. “Trovo importante ribadire, anche alla luce degli equilibri delicati a livello attuale che la pace è il punto di incontro tra morale, libertà e democrazia. È la lotta contro la disumanizzazione, è l’idea secondo la quale non deve mai prevalere il lato oscuro della ragione. E tale, quando assume lo stesso significato e viene difesa in ogni luogo del pianeta. Conosco una possibile terapia: la pace si pratica, secondo l’esempio di Mukwege”. E nella giornata della pace si è fatto sentire anche il segretario del Pd, Enrico Letta. “Abbiamo portato la nostra solidarietà tramute l’ambasciata ucraina. Abbiamo riconfermato – ha detto – il nostro impegno a sostenere la resistenza dell’Ucraina. Tutti i morti, le vittime, le distruzioni, deve tutto questo cessare, è l’unico modo è che l’Ucraina possa difendersi”.

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