Primo Piano

PIAZZA ITALIA

di Rita Cavallaro -


La parola d’ordine è contenimento. È questa la strategia contenuta nelle linee guida che il Viminale sta comunicando alle forze di polizia per la gestione delle piazze. Perché alle frange di anarco-insurrezionalisti, che hanno risposto alla chiamata alle armi di Alfredo Cospito con le molotov contro gli agenti per mettere sotto ricatto il governo sul 41bis, la fermezza dell’Esecutivo sul mantenimento del carcere duro è suonata come una dichiarazione di guerra. Gli antagonisti sono pronti ad arrivare al vertice della tensione, a seminare la paura nelle piazze. Sono pronti anche a farci scappare il morto, ovviamente tra le forze dell’ordine, al grido del solito adagio che racchiude intrinsecamente l’odio verso le Istituzioni e l’obiettivo primario di sovvertire lo Stato. Acab, che è l’acronimo di “all cops are bastard”, ovvero tutti i poliziotti sono bastardi. Da superpoliziotto e conoscitore esperto delle galassie anarco-insurrezionaliste e del mondo antagonista, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sì alzato a massimo il livello d’allerta sulle piazze, ma ha dato l’ordine chiaro ai reparti mobili di attuare la strategia del contenimento, non della repressione. Le informative degli 007, dell’Antiterrorismo e della Digos, infatti, delineano una rabbia crescente e una metodologia della violenza alla quale bisogna rispondere con il pugno duro, senza cedere terreno soprattutto nella concessione di luoghi e percorsi. Il presidio degli agenti deve prevedere una distanza di sicurezza per evitare che i manifestanti possano venire in contatto diretto con i gruppi antisommossa. Insomma, il piano di Piantedosi è evitare di fornire ai facinorosi il pretesto per mettere a ferro e fuoco le città italiane nel nome di Alfredo Cospito. Accanto alle linee guida d’intervento sul campo, c’è tutta l’attività investigativa, che è stata intensificata al fine di prevenire che le frange più violente possano infiltrarsi nel cuore delle proteste. I poliziotti della Digos hanno già tracciato i profili di un centinaio di antagonisti, anarchici e teste calde dei centri sociali, pronti a organizzarsi in piccoli gruppi sparsi tra la testa e la coda dei cortei per agire simultaneamente contro obiettivi sensibili. Perché ormai il rischio è elevato e la situazione deve essere tenuta il più possibile sotto controllo. Non solo nelle proteste organizzate dagli anarchici, ma anche in eventuali manifestazioni a basso rischio. Perché, se come viene ipotizzato nelle ultime ore, i seguaci di Cospito hanno stretto un patto occulto con i mafiosi per sovvertire l’ordine al fine di ottenere l’abolizione del 41bis, allora la situazione si fa più delicata, in quanto nelle azioni dimostrative non ci sarebbero solo i volti noti della galassia antagonista, ma anche facce nuove, mandate dai clan a creare il caos. Tutti aspetti, questi, che verranno affrontati oggi nel vertice del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, presieduto da Piantedosi, con le forze di polizia e con l’intelligence. “È evidente che i fatti di questi giorni hanno imposto una riflessione al sistema della sicurezza pubblica in relazione al fatto di innalzare il livello di attenzione rispetto ad alcune effervescenze che si sono manifestate in maniera anche molto critica”, ha detto ieri in conferenza stampa il ministro dell’Interno. “C’è anche la valutazione storica della capacità di porre in essere certe azioni da parte del movimento anarchico e di chi lo ha interpretato nel corso degli anni. Ho convocato una riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo”, ha sottolineato Piantedosi, “non ci sarà alcuna valutazione sulla procedura del 41bis o su Cospito. Non ci sono motivi per dire che non è successo niente, ma neanche che la minaccia terroristica è dietro l’angolo. Prenderemo decisioni equilibrate”. Il titolare del Viminale ha aggiunto che “se guardiamo alla metodologia messa in atto dagli anarchici in questi anni, ci sono alcune cose che ci imporranno un innalzamento del livello di attenzione, alle sedi istituzionali, per le modalità molto insidiose con cui si sono manifestate le azioni, anche in forma di attacchi terroristici a cui hanno fatto ricorso gli anarchici”. Per il ministro dell’Interno “il rischio di ricompattamento di frange diverse sicuramente c’è, e non è nuovo per altro. Ce n’è traccia anche nell’ultima manifestazione, dove l’attività di osservazione ha fatto intravedere la presenza di una più generale galassia dell’antagonismo. La solidarietà in questa partita e il fatto di condividere questa battaglia identitaria anche in modo più trasversale c’è ed è all’attenzione delle forze di polizia, E viene monitorata”, ha concluso. Dunque, anche dalle parole di Piantedosi appare chiaro che il mondo dell’antagonismo e realtà nuove si sono unite nella battaglia per Cospito. Il quale non ha fatto mistero anche dei suoi prossimi passi: non solo lo sciopero della fame da 104 giorni, ma sospendere addirittura gli integratori per lasciarsi morire. “Mi batto per far abolire il carcere duro per mafiosi e terroristi, per tutti, non per uscirne io”, ha proclamato l’aspirante martire. E ora la battaglia dello Stato è quella di evitare che ciò avvenga, altrimenti nelle piazze, di morto, ce ne sarà anche qualcun altro.

Torna alle notizie in home