Economia

Pichetto porta gli americani al GasTech: “L’intesa è solo politica”

Il ministro rassicura le imprese, Descalzi: "Non vedo prezzi in ribasso"

di Giovanni Vasso -


Non è mica obbligatorio comprare il gas americano, dice Pichetto: l’intesa è politica, ha affermato il ministro. Del resto, più di qualche dubbio ai dirigenti delle grandi aziende energetiche italiane è venuto quando, ieri, il ministro all’Ambiente e sicurezza energetica ha presentato l’intesa sottoscritta con il Segretario americano Doug Burgum. Che, ieri insieme allo stesso ministro Pichetto, era a Gastech per celebrare l’intesa e, magari, sondare il terreno con i Ceo e i manager delle imprese nazionali che si occupano di energia e, in particolare, di gas. Pichetto, a margine del suo intervento in cui ha ribadito che il gas sarà parte, per decenni, del mix energetico italiano, ha voluto mettere le mani avanti per non scontentare nessuno: “Il gas per l’Italia viene acquistato dalle compagnie, di conseguenza è un impegno politico di rapporto tra i due governi, non certamente una contrattazione sul gas”, ha dichiarato commentando l’intesa suggellata al Mase. Poi, però, ha aggiunto: “E’ chiaro che in questo momento il gas dagli Stati Uniti costa poco. So che Edison ha già acquistato gas ed Eni sta concludendo un accordo di vent’anni. Sono tutti accordi di acquisti per svariati miliardi di metri cubi all’anno”. Eni, già. Che non sembra credere al fatto che il prezzo del gas scenderà tanto facilmente: “Per il momento lo vedo stabile, non il picco dei 50 dollari al megawatt che c’è stato in passato, ma lo vedo in crescita”, afferma l’ad del Cane a Sei Zampe Claudio Descalzi. Che chiede, anzi implora, decisori e politici a non cedere (più) all’ideologia ma a tenere sempre presente il principio di realtà: “Quattro o cinque anni fa si diceva che fra qualche anno il gas non ci sarebbe più servito. Bisogna stare molto attenti a fare previsioni, perché se fanno queste previsioni poi non si fanno investimenti e poi si entra in una scarsità che porta a una crescita dei prezzi”. E ha aggiunto: “Bisogna essere sempre molto moderati, non ideologici, e cercare di fare delle analisi vere, realistiche, pesate, perché poi dopo si indirizzano gli investimenti là dove non devono andare e poi ne paghiamo le conseguenze”. Sembra evidente che Descalzi non ce l’abbia solo con gli alfieri del green a tutti i costi che hanno mutato, in men che non si dica, il loro atteggiamento virando, con decisione, sul ritorno del gas. Magari dall’alleato americano, come da accordi sui dazi. Che gli affari, tra Italia e America sul fronte del gas vadano bene lo ha testimoniato l’amministratore delegato di Snam, Agostino Scornajenchi che ha affermato: “Il gnl sta crescendo nella quota del nostro import: ad oggi sono arrivate 150 navi, la metà americane e saliremo ancora nell’ultima parte dell’anno”. E dunque ha aggiunto: “Il ruolo del Gnl è molto importante per rimpiazzare completamente i flussi che arrivavano dalla Russia. Dei 70-75 miliardi di metri cubi complessivi che importavamo, che era il consumo nazionale, il 40% lo importavamo dalla Russia”. Insomma, un mare di gas. Il Gnl, ha proseguito Scornajenchi “è gia sopra quella quota e dunque abbiamo completamente ribaltato quel sistema”. Gli americani applaudono. E mentre il ministro Pichetto Fratin  promette che, nel nuovo Dl energia, saranno aggiunti codicilli atti ad “azzerare il divario tra il prezzo italiano all’ingrosso del gas e quello del Ttf” che oggi ammonta a circa due euro al Mwh, il segretario americano Doug Burgum ha speso, ovvie, parole d’elogio all’Italia, che ha definito “Paese leader nell’azzerare la dipendenza dal gas russo”. Circostanza che ha reso Burgum e Washington “fieri di far parte di questo sforzo”. Da cui non si torna indietro, e di ciò è pienamente consapevole proprio Descalzi che, del resto, è stato tra i protagonisti della stagione della diversificazione dei fornitori: “In questi quattro anni ognuno di noi ha dovuto trovare delle soluzioni e le soluzioni, nel gas come nell’energia, sono quasi sempre a lungo termine perché implicano investimenti a lungo termine. Gli spazi si riempiono con investimenti a lungo termine, quindi sarebbe molto difficile che questi spazi ci fossero ancora, se, come speriamo tutti, la guerra finisse domani”. Poi si spiega con ancora più chiarezza: “Ci sono contratti che abbiamo fatto con l’Africa, con il Qatar, con gli Stati Uniti e in Europa del Nord e questi contratti devono essere rispettati; Gazprom non ha rispettato i suoi per diverse ragioni, quindi difficilmente si potrà tornare alla situazione di prima”.


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