Politica

Pinelli è al vertice. Così Salvini vince la battaglia del Csm

di Ivano Tolettini -

FABIO PINELLI VICE PRESIDENTE DEL CSM


 

I vertici dell’amministrazione giudiziaria parlano veneto. Dal Guardasigilli, il magistrato in pensione trevigiano Carlo Nordio, in quota Fratelli d’Italia, al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, l’avvocato penalista padovano Fabio Pinelli (nella foto), di area Lega, eletto ieri al terzo scrutinio alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Nordio e Pinelli sono due cultori del diritto liberale che sono stati arruolati dal centrodestra e che hanno l’obiettivo, in base ai rispettivi incarichi istituzionali, di imprimere una svolta al pianeta giustizia pur consapevoli delle molte resistenze. L’elezione di Pinelli, 56 anni, al terzo scrutinio con 17 voti (quelli dei sette laici del centrodestra, del renziano Ernesto Carbone, dei sette togati di Magistratura Indipendente, di Andrea Mirenda, unico togato non appartenente ad alcuna corrente, e di un togato di Unicost), che ha superato di tre voti il costituzionalista pisano Roberto Romboli di area Pd (per lui hanno votato i togati di Area, Md e Unicost), vede per la prima volta nella storia repubblicana un esponente della destra al vertice dell’organo di autogoverno della magistratura. Segna dal punto di vista politico la vittoria di Matteo Salvini, che ha approfittato del scivolone di Fratelli d’Italia che ha sostenuto nella prima fase durante le votazioni in Parlamento Giuseppe Valentino, poi risultato indagato a Reggio Calabria, per indirizzare il consenso verso un professionista che ha difeso l’ex spin doctor proprio di Salvini, Luca Morisi, e l’ex sottosegretario Armando Siri. Era anche stato designato dal Senato per il ricorso introduttivo e il patrocinio davanti alla Consulta nel conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato con i pm di Firenze sulle chat sequestrate a Matteo Renzi nell’inchiesta sulla Fondazione Open. Ed è anche parte civile per conto della Regione Veneto al processo in Corte d’Assise a Vicenza contro i vertici della Miteni che con i Pfas hanno inquinato un’area tra le province di Vicenza, Verona e Padova che coinvolge oltre 300 mila persone. Ieri mattina subito dopo l’elezione Pinelli ha precisato di essere “una figura non politica, indipendente” che si ispirerà ai valori della Costituzione sotto il faro del presidente della Repubblica.
LIVATINO
L’avvocato nel suo breve discorso d’investitura dopo i saluti di rito spiega di volere orientare “ogni mio comportamento al servizio del Paese”, richiamando i colleghi del plenum ad essere “credibili, trasparenti e mai obliqui, nell’interesse supremo” degli italiani, dopo la bufera del caso Palamara che aveva delegittimato parte del vecchio Csm e minato l’autorevolezza della magistratura agli occhi dei cittadini. Egli ha poi ricordato il giudice ragazzino Rosario Livatino, beato della Chiesa cattolica, ucciso a 37 anni nel 1990 ad Agrigento dalla mafia stiddina. “Quando moriremo nessuno ci chiederà quanto siamo stati credenti ma credibili”, sottolinea Pinelli con le parole del magistrato assassinato. Una citazione non certo scelta a caso dal legale padovano che spesso è intervenuto a convegni in tema di giustizia organizzati da associazioni cattoliche. Tra l’altro domenica scorsa Livatino è stato commemorato a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Era presente anche il ministro Carlo Nordio, che ha ribadito com’è centrale nel programma del governo di Giorgia Meloni la lotta alla mafia.
TRASVERSALE
Pinelli è un penalista affermato, docente a contratto dell’Università Cà Foscari di Venezia dove insegna «diritto penale dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza informatica (Internet e privacy)»; è esperto di penale dell’economia e in materia di responsabilità delle imprese per reati commessi dai dipendenti, tanto che con il suo studio ha redatto i modelli organizzativi di numerose aziende in cui siede nei Cda. Inoltre, è coautore del manuale «Lineamenti di diritto penale dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro». Chi conosce Pinelli, che è nato a Lucca perché il padre era un dirigente, lo definisce un uomo pacato, studioso, che coltiva amicizie trasversali perché l’appartenenza politica non gli ha mai fatto velo, non a caso con Luciano Violante è nella fondazione Leonardo. Presiede anche l’associazione “Padova Legge” che organizza convegni sulla democrazia e la formazione delle classi dirigenti, a uno dei quali l’anno scorso intervenne il ministro Marta Cartabia. Uno dei suoi chiodi fissi è legislazione spesso inutile in materia di legalità penale. “Ci vuole una depenalizzazione radicale anche per rendere più efficiente il sistema giustizia”, ama ripetere.

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