Politica

Ping Pong

di Rita Cavallaro -


Umanità sì, ma con fermezza. L’informativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri ha riferito al Senato, ha del tutto chiarito la linea del governo sulla gestione dei flussi migratori e ha rafforzato la linea dura sugli sbarchi. Da un lato la guerra alle Ong, considerate taxi dei trafficanti di esseri umani, e dall’altro un “Piano Mattei” per l’Africa, che semplificato s’intende aiutiamoli a casa loro.
Il tutto con il piglio di chi non accetta lezioni da nessuno ed è convinto di tirare dritto. Nonostante la Francia. Nonostante l’Europa. Nonostante tutto. “L’azione del governo è ispirata da umanità e fermezza, non vogliamo venire meno ai doveri di accoglienza, ma affermiamo il principio che in Italia non si entra illegalmente e la selezione non la fanno i trafficanti. Vogliamo governare le migrazioni e non subirle”, ha detto Piantedosi, precisando comunque che “è un dovere assicurare condizioni dignitose a chi accoglie e a chi viene accolto” e che “il tema della dignità è una priorità”. Il titolare del Viminale ha poi snocciolato i dati, i numeri utili a giustificare i prossimi provvedimenti allo studio del governo, che vedranno ripartire gli sbarchi selettivi, il respingimento del carico residuale e anche il sequestro delle navi delle Ong. “Nel 2022 gli arrivi di migranti in Italia sono aumentati del 60 per cento. Nei centri di accoglienza”, ha spiegato Piantedosi, “ci sono 100mila migranti. Le Prefettura segnalano una situazione di saturazione dei posti. Quest’anno si registrano 69mila richieste di asilo, il 56 per cento in più rispetto allo scorso anno. Ed il 57 per cento di quelle esaminate si sono concluse con i diniego; significa che la maggioranza dei migranti che arrivano in Italia è spinta da motivazioni economiche e non ha titolo di restare qui”.
Una stoccata alle polemiche dei giorni scorsi, quando dalle cifre dell’accoglienza è emerso che l’Italia, nonostante sia il porto d’approdo dell’invasione dei disperati, è solo quarta, con un terzo delle richieste di protezione internazionale rispetto a quelle della Germania e dietro Francia e Spagna. Quei dati, per il ministro, sono l’evidenza che chi sbarca nel Belpaese non lo fa perché scappa da guerre e persecuzioni. “E ad oggi sono oltre 90mila i migranti entrati in Italia”, ha sottolineato Piantedosi, garantendo che il governo Meloni, in materia di flussi migratori, “vuole invertire una rotta che per anni non ha tenuto conto dell’interesse nazionale e sviluppare una nuova politica europea su immigrazione e asilo, incrementare i corridoi umanitari, gestire i flussi legalmente. È indispensabile che la gestione non sia affidata allo spontaneismo o alle organizzazioni di trafficanti di essere umani”.
Per fermare le rotte degli scafisti e, dunque, prevenire all’origine l’organizzazione dei viaggi della speranza, “l’Italia è favorevole a un Piano Mattei complessivo di sviluppo del Nord Africa, che coniughi le misure per la crescita con quelle di contrasto al traffico degli esseri umani, con una maggiore collaborazione per evitare le partenze dei migranti”. Una prospettiva trattata dalla stessa premier Giorgia Meloni nel corso di una bilaterale con il presidente egiziano al Sisi, durante il vertice sul clima Cop27 a Sharm el-Sheikh, proprio poche ore prima che l’Italia ingaggiasse lo scontro duro con le Ong sui porti e l’incredibile disputa con la Francia per la Ocean Viking, la nave della Sos Mediterranée con 234 migranti, accolta al porto di Tolone, al culmine di un braccio di ferro tra i due alleati europei. “I fatti evidenziano come la Ocean Viking si sia diretta autonomamente verso le coste francesi. Una decisione mai auspicata dall’Italia e che ha creato attriti sul piano internazionale, assolutamente non voluti dal governo”, ha garantito il titolare del Viminale, il quale ha tra l’altro sottolineato che “la presenza di navi Ong continua a rappresentare un fattore di attrazione, un pull factor per i flussi di migranti e sono importanti anche per le organizzazioni criminali che basano il loro modus operandi sulla presenza di assetti Ong nell’area”. Per il ministro “l’individuazione del place of safety (porto sicuro, ndr) avrebbe dovuto esser fatta dallo Stato competente dell’area Sar Malta in cui le navi sono intervenute, Libia e Malta, e poi dallo Stato di bandiera. La richiesta del pos deve arrivare dallo Stato di bandiera delle navi non dalle Ong. Queste navi agiscono in modo autonomo compromettendo anche la capacità di fare operazioni di salvataggio”. E la dichiarazione tombale: “È legittimo considerare il transito di queste imbarcazioni non inoffensivo”. Dove il non, con lo stesso stile burocratese del carico residuale, è un modo gentile per dire che l’operato di quelle navi è da considerarsi un atto di forza verso l’Italia.
Poco dopo l’intervento del ministro è arrivata la reazione di Bruxelles, che ha garantito di essere pronta “a dare sostegno e ad aiutare in questa situazione”. La commissaria europei agli Affari Interni, Ylva Johansson e il nostro ministro ne discuteranno oggi alla riunione del G7 dell’Interno in Germania.


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