Eni Plenitude, c’è l’intesa da 2 miliardi con il fondo Ares
E Descalzi si sfoga al Ft: "Basta politicamente corretto sull'energia"
Stefano Goberti, ad di Eni Plenitude
Un fondo (ovviamente americano) per Eni Plenitude: c’è l’intesa, il Canale a Sei Zampe cede il 20 per cento della società per le fonti rinnovabili, la vendita di luce e gas e la gestione di colonnine di ricariche ad Alternative Credit di Ares Management Corporation, un colosso che gestisce, in tutto il mondo, asset per poco meno di 550 miliardi di dollari. L’ufficialità dell’intesa è arrivata nella mattinata di ieri. Plenitude è stata valutata, complessivamente, dieci miliardi a fronte di un enterprise value stimato in 12 miliardi. Non si tratta del primo ingresso “estero” nella creatura nata dalle ceneri di Eni Gas e Luce: prima di Ares, difatti, era già arrivato l’impegno, rispettato, degli svizzeri di Energy Infrastructures Partners, che a dicembre 2023 avevano già investito 0,7 miliardi acquisendo il 9% del capitale sociale aumentando, poi, l’investimento, a novembre 2024, di ulteriori 209 milioni che hanno portato Eip a deternere il 10% delle azioni della società. Per Stefano Gobetti, ad Plenitude, l’ingresso di Ares rappresenta un riconoscimento alla “qualità del nostro approccio, che coniuga sostenibilità economica e ambientale in un modello di business integrato e proiettato al futuro del mondo dell’energia”. Intanto hanno fatto rumore le parole dell’ad Eni Claudio Descalzi al Ft. Per il Ceo è giunta l’ora di smetterla con “la scatola vuota del politicamente corretto” e che “se davvero il mondo vuole andare oltre i combustibili fossili, che ancora forniscono l’80% dell’energia globale, non spetta solo alle aziende smettere di produrli, ma anche ai consumatori smettere di usarli”. Un’opzione, per Descalzi, impraticabile “specialmente nel Sud del mondo”.
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