Politica

PRIMA PAGINA- Pnrr, il patto Ue-Italia

di Giovanni Vasso -


Il primo round è andato, ora dopo il “sì” alla Camera manca soltanto l’ok del Senato per la conversione in legge del decreto Pnrr. Ieri i deputati, con 140 voti a favore, 91 contrari e tre astenuti, hanno approvato la proposta presentata dal governo. Un documento che modifica alcune e importanti strategie del piano nazionale di ripresa e resilienzache nasce dall’interlocuzione tra Palazzo Chigi e le istituzioni europee e che aveva ottenuto già l’imprimatur dall’Ecofin. Un “sì” preziosissimo per l’Italia e che porta nel nostro Paese ulteriori investimenti per 2,9 miliardi di euro a fondo perduto “guadagnati” grazie all’inserimento del nuovo capitolo RepowerUe.

Per dirla in politichese, quello approvato dalla Camera, è un provvedimento omnibus, ossia una legge che si occupa un po’ di tutto e affronta più di una delle tematiche calde legate al Pnrr. Come, per dirne una davvero rilevante, quella legata alla sicurezza sui cantieri. Con la conversione in legge del dl Pnrr si fa un passo avanti verso l’istituzione della patente a punti, una misura che inizialmente aveva sollevato lo scetticismo dei sindacati ma che è stata difesa, strenuamente, dai rappresentanti del governo Meloni. Entrerà in vigore dal primo ottobre di quest’anno, i datori di lavoro dovranno autocertificare i requisiti. Sarà obbligatoria per imprese e lavoratori autonomi impegnati nei cantieri edili. Si parte tutti da trenta punti. Chiunque dovesse perderne più della metà, finendo per non poterne vantare più di 15, rischia di non poter più lavorare. Previste sanzioni targettizzate sull’ammontare complessivo del valore dei lavori. Lavorare senza patente o con una patente “svuotata” dei punti necessari, costerà fino al 10% del valore del cantiere. E, comunque, in nessun caso potranno essere emesse sanzioni inferiori ai 6mila euro. Contestualmente, il Dl Pnrr affronta il tema della catena dei subappalti prevedendo, per i lavoratori coinvolti, trattamenti economici e normativi mai inferiori a quelli imposti dai contratti collettivi nazionali. Insomma, una dichiarazione di guerra allo sfruttamento e al lavoro povero.

Ma è un decreto omnibus e dentro, quindi, c’è di tutto e di più. C’è, ad esempio, l’affidamento a Dri d’Italia, per un miliardo di euro, dei lavori per la decarbonizzazione, almeno parziale, dell’ex Ilva e ai progetti legati all’idrogeno. Un provvedimento utile, soprattutto ai commissari, per la redazione del nuovo, attesissimo, piano industriale. Non manca, però, nemmeno il riferimento alla vexata quaestio legata a Poste e all’app Pago Pa. In pratica, se Poste acquisirà dal Mef il 49% della società  che gestisce la piattaforma di pagamenti alla pubblica amministrazione, e sempreché l’Antitrust desse l’ok all’operazione non potrà stipulare patti di sindacato che hanno per effetto l’esercizio di una influenza dominante sulla società. Le banche, su questo affaire, avevano già da mesi dichiarato di essere disposte alla guerra. Importante, poi, l’accordo tra Cassa Depositi e Prestiti e il Miur per quanto riguarda le residenze universitarie. Sarà Cdp a gestire i fondi statali e i rapporti tra le due istituzioni saranno regolati “da apposita convenzione”. Spazio poi al riordino dell’accesso alla professione di guida turistica, agli interventi sulla Metro di Torino e la disposizione della “ricognizione”, affidata alla struttura commissariale, sulla ricostruzione delle strutture danneggiate dai terremoti del 2022 nelle Marche e del 2023 in Umbria. E, infine, alla grande polemica degli ultimi giorni. La possibilità, per i consultori, di avvalersi delle associazioni del Terzo Settore “che abbiano qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. In pratica, la possibilità di aprire alle associazioni pro life. Una vicenda che ha infiammato il dibattito politico, dentro e fuori dall’Italia con la polemica a distanza tra il governo spagnolo e la premier Giorgia Meloni.


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