Economia

PNRR? DA RIFARE

di Giovanni Vasso -

AGATOS ENERGIA CANTIERE IMPIANTO DI PRODUZIONE BIOMETANO CENTRALE


La vita degli Stati, così come quella degli uomini, è ricca di imprevisti. Quando accade qualcosa di imprevedibile, è necessario cambiare e adeguarsi alla nuova situazione per evitare che i piani che, nel frattempo, si erano fatti vadano a monte. La retorica a basso costo dei social dà a questa attitudine il nome, osannato e celebrato, di resilienza. E se il Piano in questione proprio alla “resilienza” si intitola, non avere il coraggio di cambiare le cose in corsa suonerebbe non solo strano ma addirittura beffardo. Alle corte: il Pnrr, così com’è, non basta più. È stato disegnato prima che la guerra in Ucraina ridisegnasse obiettivi, priorità e soprattutto costi delle materie prime e prezzi di mercato. Va rivisto altrimenti quello che avrebbe dovuto essere un piano dalla portata storica rischia di infrangersi di fronte al muro dei fatti.
Il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, ieri, è tornato a tuonare su questo argomento. Alla giornata inaugurale del focus “Pnrr-Missioni, procedure e applicabilità” promosso dall’ordine dei dottori commercialisti di Napoli e che si è tenuta ieri a Palazzo Calabritto, nel capoluogo campano, il titolare del dicastero all’Ue, alle politiche di coesione e al piano nazionale di ripresa e resilienza, ha pronunciato parole chiarissime e poco fraintendibili. Dopo aver ricordato che “il governo sta completando la fase di monitoraggio sul Pnrr con un lavoro dettagliato che ha portato al raggiungimento dei 55 obiettivi entro il 2022” e aver sottolineato di aver “avviato in cabina di regia il lavoro per i 27 obiettivi che dovranno essere istruiti entro giugno 2023”, Fitto ha spiegato che questo impegno “ha come obiettivo quello di mettere insieme le diverse programmazioni per avere una visione d’insieme di un Piano programmato prima del conflitto in Ucraina e che, su ragioni oggettive e questioni di merito, va adeguato a queste nuove esigenze”.
Le questioni sono notissime. Una su tutte: l’aumento clamoroso dei costi delle materie prime che incidono, giocoforza, sulla competitività dei bandi. È già capitato. E potrebbe capitare anche quest’anno: già sono decine le gare indette dalle amministrazioni pubbliche che sono andate deserte. Le imprese non partecipano nemmeno più se i margini di guadagno derivanti dalle risorse stanziate dai bandi e dalle procedure pubbliche non bastano, in realtà, nemmeno a coprire i costi che dovrebbero assumere su di sé soltanto per l’acquisto delle materie prime. Inoltre c’è un problema grave che impatta direttamente sulle stesse amministrazioni pubbliche: lente, sottorganico e con pochissimo personale in grado di vedere tra le righe dei bandi e tra le stringhe della digitalizzazione. Insomma, c’è il rischio di una Caporetto. Il ministro Raffaele Fitto, parlando evidentemente a nome del governo, ha promesso, già da subito, impegno e fatti sul tema Pnrr. E, ai commercialisti napoletani, ha promesso: “Nei prossimi giorni presenteremo relazione al Parlamento sullo stato dell’arte e metteremo in campo una serie di provvedimenti per l’accelerazione dei tempi e per una semplificazione della governance”.
La vita degli Stati, come quella degli uomini, è piena di imprevisti. Adattarsi è fondamentale per sopravvivere. E per sperare di dare un futuro nuovo al Paese.

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