Economia

Pnrr e controlli, governo furioso con Bruxelles “Ecco tutti gli errori della Commissione Ue”

di Giovanni Vasso -

GIORGIA MELONI PREMIER URSULA VON DER LEYEN PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA


Bastano quattro parole per riassumere il senso del lunghissimo documento che il governo Meloni ha inviato all’Ue, intervenuta a proposito della vexata quaestio del controllo concomitante (tolto) alla Corte dei Conti. Quattro parole semplici: Pensate agli affari vostri. Il tono della nota emessa da Palazzo Chigi è durissimo e rintuzza, minuziosamente, nel merito e nel metodo, alle osservazioni giunte dai portavoce della Commissione Ue.

In particolare, il governo italiano ribadisce che il Pnrr “necessita di un quadro di controlli che siano adatti e proporzionati alla sua natura unica e in modo che i programmi di spesa si basino sull’efficienza” e riferisce di ispirarsi a questo principio. Poi aggiunge che “il portavoce afferma che la Commissione europea non commenta i progetti di legge, ma subito dopo – senza alcun approfondimento di merito – lo stesso fa seguire delle considerazioni che alimentano polemiche politiche strumentali che non corrispondono alla realtà”. Il solito vecchio trucco retorico, insomma. Ma non è tutto. Il governo italiano è furibondo: “Sulle modifiche inesistenti, le norme proposte dal Governo non modificano quanto già concordato tra Commissione europea e governo italiano. Sulla disciplina dei controlli della Corte: il primo decreto sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra i diversi aspetti, disciplina i controlli sui fondi del Pnrr da parte della Corte dei Conti. Tale decreto, che rappresentava una specifica milestone del Pnrr, è stato rendicontato positivamente dalla Commissione.

Tale norma non solo non viene in alcun modo modificata, ma è proprio la sua corretta attuazione che il governo vuol realizzare”. Per Meloni e i suoi ministri, l’Ue spara accuse su un tema che ha prima messo tra gli obiettivi e poi avrebbe ratificato. Ma non basta. Perché Palazzo Chigi ha un asso nella manica. Mario Draghi. “La Corte dei conti esercita il controllo sulla gestione svolgendo in particolare valutazioni di economicità, efficienza ed efficacia circa l’acquisizione e l’impiego delle risorse finanziarie provenienti dai fondi di cui al Pnrr. Tale controllo risponde ai criteri di cooperazione e di coordinamento con la Corte dei conti europea. La legge in questione (governo Draghi), quindi, affida alla Corte dei conti il controllo sui fondi Pnrr nella modalità del controllo successivo sulla gestione e non del controllo concomitante, con criteri di cooperazione e coordinamento con la Corte dei conti europea. Tale disciplina dei controlli della Corte dei conti sui fondi del Pnrr non solo resta in vigore, ma viene pienamente attuata”.

Per quanto riguarda le critiche sullo scudo erariale, il governo rimarca che finora la Commissione non ha mai eccepito osservazioni su una legge in vigore da tre anni. Poi il documento, dopo aver fatto chiarezza sulla cronologia degli atti parlamentari, ribadisce che l’altro ieri “a Palazzo Chigi si è svolto un lungo, cordiale e proficuo incontro tra il Governo e la Corte dei conti, in cui è stata decisa all’unanimità l’apertura di un tavolo di lavoro per revisionare e definire meglio alcuni istituti relativi ai controlli sul Pnrr”. Non si lamentano i giudici contabili e non lo fanno nemmeno i costituzionalisti: “Utili spunti sulla materia si possono trarre dalla lettura delle interviste di illustri costituzionalisti come Sabino Cassese, Cesare Mirabelli e Giancarlo Coraggio, che nelle ultime 24 ore hanno illustrato come l’intervento del Parlamento sia rispettoso della Costituzione, delle prerogative della Corte dei conti, improntato alla leale collaborazione tra le istituzioni”. Insomma, da Roma arriva a Bruxelles un sonoro “pensate agli affari vostri”. Che farà fischiare le orecchie a più di uno zelante, forse troppo, funzionario europeo.

Intanto, come al solito, il dibattito interno italiano sul caso è apocalittico. Come sempre. Il M5s si lancia all’attacco di un “governo spregiudicato e arrogante” che “pensa di togliere alla Corte dei Conti la prerogativa di svolgere il cosiddetto controllo concomitante” mentre i Verdi urlano al “bavaglio” alla magistratura contabile. Ma i costituzionalisti citati dal governo danno ragione a Palazzo Chigi. Cesare Mirabelli, già presidente della Corte costituzionale, ritiene “giustificato eliminare il controllo concomitante per rendere più snella la procedura, in un momento in cui ci sono tempi ristrettissimi per l’esecuzione dei lavori previsti dal piano”. Dello stesso avviso Sabino Cassese: “. La Costituzione dice che la Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del governo e quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato e che riferisce direttamente alle Camere sul risultato del riscontro eseguito. Non parla di controllo concomitante e non prevede un controllo preventivo a tappeto, ma solo sugli atti del governo”.


Torna alle notizie in home