“Police Abolition”, l’anarchia antistorica e la democrazia reale
Domani 19 luglio si commemorano le vittime della strage di via d’Amelio, in cui furono trucidati dalla mafia il giudice Paolo Borsellino e i poliziotti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina; il solo a salvarsi l’agente Antonino Vullo. Nella stessa giornata il centro sociale Foa Boccaccio, che ha tra i fondatori l’eurodeputata Ilaria Salis, a Monza terrà un corso su Police Abolition, edizione italiana del testo USA – la scelta della data è significativa e inquietante.
Libertà, polizia e autorità sono temi complessi che toccano ambiti filosofici, politici, giuridici e sociali, volgarizzati dalla provocazione di un rozzo slogan privo di originalità e contenuti, che propone una società “senza polizia”. In sintesi, la messa in discussione dello Stato, un manifesto che fotografa la regressione atrofica della dottrina anarchica, fuori contesto e tempo massimo, proposta da chi ha scelto di vivere ai confini dei processi democratici, avendo rinunciato all’elaborazione di nuove forme di pedagogia civile che le mutazioni del corpo sociale richiedono. Concettualmente confusi, scambiano la libertà con il libertinaggio, quindi non tollerano la funzione della polizia che garantisce il vivere civile, una visione irreale e ingannevole della società contemporanea, una sottocultura dagli opachi e indefiniti confini della società del web, più che da pensieri elaborati e fondati sullo studio e l’analisi dell’esperienze.
Immaginare uno Stato occidentale e le società senza la polizia vuol dire negare l’esistenza dello Stato e la forza della sua funzione regolatrice e di governo, espressione della partecipazione democratica che si concretizza attraverso l’assemblea parlamentare e il rispetto della legge. Abolire una funzioni cardine come quella della polizia equivarrebbe al trionfo antistorico dell’anarchia.
L’idea del centro sociale Foa Boccaccio
Il centro sociale Foa Boccaccio ritiene che la polizia democratica si accanisca verso le classi subalterne, ritenendo che poliziotti e militari abbiano con esse un approccio autoritario e violento, ecco perché è il caso che i promotori del centro sociale studino la storia dell’origine sociale dei lavoratori e lavoratrici in uniforme blu, per arricchire sul piano storico la loro idea di classe subalterna. Oggi negare la centralità della polizia è un esercizio utopistico avulso dalla dimensione del reale, considerato che polizia e sicurezza sono assunte quale paradigma nella società dell’incertezza.
Police Abolition ha il modestissimo valore di uno slogan commerciale e consumistico, null’altro di più, una banale forma espressiva che funge da richiamo e porta in sé i prodomi di una idea rivoluzionaria, che demonizza il potere delegato dalla democrazia ai poliziotti, fatti apparire in funzione conservatrice nell’esercizio delle loro funzioni al servizio dello Stato. Ahimè, lo slogan provocatorio, è un prodotto dell’autoritarismo del mercatismo commerciale globale e della rete, che ha nutrito, contaminato e condizionato chi professa l’anarchia, una contraddizione per chi intende abolire le funzioni dello Stato, vittime inconsapevoli degli effetti collaterali dell’eterogenesi dei fini; quindi, l’arida iniziativa del centro sociale non è altro che un sottoprodotto incolto del potere che contesta e vuole abolire.
Per garantire la convivenza civile e le libertà, la polizia si colloca da sempre in cima alla lista delle priorità dei cittadini, perché preposta alla cura della sicurezza individuale e collettiva e alla tutela dei beni pubblici e privati. Quindi la funzione e il ruolo della polizia, oggi, sono garanzia per i processi sociali, politici, culturali ed economici nel rispetto di regole condivise e di tutela dei diritti umani fondamentali. La fiducia verso la polizia è certamente un collante sociale ineludibile, difatti la sicurezza rappresenta uno dei fondamentali beni su cui si fonda la convivenza sociale.
L’on. Ilaria Salis, tra i fondatori del centro sociale Foa Boccaccio, che attraverso corsi reazionari di cultura anarchica vuole abolire la polizia, appartiene all’élite politica nazionale ed europea più “conservatrice dei gruppi dirigenti”, e non certamente alle classi subalterne depresse. Se non fosse stata cittadina di uno Stato ove si esercita la democrazia, sarebbe ancora chiusa in una squallida cella delle prigioni ungheresi. Grazie alle tutele della polizia l’on. Salis professa liberamente i suoi vacui slogan, e non certamente l’anarchia sigillata in un manifesto dai colori opachi, dai contenuti ingialliti e superati dalla storia. In assenza della polizia l’on. Salis, figura divisiva e minoritaria, non usufruirebbe delle tutele garantite dalla polizia, ecco perché le vorrei rammentare che, per consentirle di fare politica, son ben l64 i poliziotti che offrirono la propria vita per la libertà durante la lotta di liberazione. Grazie a loro e ai 2.558 poliziotti caduti in servizio che a Monza domani, anziché commemorare il giudice e i poliziotti vittime dello stragismo mafioso, la polizia consente di tenere un corso su Police Abolition garantendo la libertà di pensiero.
Torna alle notizie in home