Economia

Pompa Lagna

di Giovanni Vasso -

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I benzinai entrano in sciopero. Da questa sera i gestori degli impianti incroceranno le braccia, anzi chiuderanno le pompe, anche quelle del self service, per 48 ore. È evidentemente fallita la mediazione tra gli esercenti e il governo e lo scontro, dopo il decreto Trasparenza, non s’è placato. Pertanto, i benzinai dalle 19 di oggi in città e dalle 22 in autostrada, si asterranno dal lavoro. Le sigle di categoria, Faib, Fegica e Figisc-Anisa, hanno motivato lo sciopero puntando il dito contro il governo che, “invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore” secondo gli esercenti “continua a parlare di trasparenza e zone d’ombra solo per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono”.
Al ministro per il Made in Italy Adolfo Urso, che pure aveva indetto un tavolo di confronto con i gestori, la decisione suona eccessiva e incomprensibile. “Non capisco come si possa scioperare contro la trasparenza, contro un cartello. E temo che non lo capiscano nemmeno i cittadini – ha detto al Corriere della Sera. Il decreto prevede che in ogni stazione sia visibile il prezzo medio regionale, ciò a beneficio dei consumatori come della stragrande maggioranza dei gestori: la trasparenza aiuta tutti”. Scettico è anche il governatore della Liguria Giovanni Toti: “L’idea di aggiustare le accise con soldi pubblici credo sia errata e il governo ha fatto bene a non farlo. Siccome si farebbe con i soldi delle tasse degli italiani, vorrebbe dire utilizzare le tasse di qualcuno tra i più poveri per aiutare altri a fare il pieno alla propria Porsche”. E dunque: “Credo che anche il mercato della benzina si sistemerà – ha concluso il governatore intervistato a Mattino 5 – come sta accadendo con il gas che in queste settimane sta scendendo in modo molto sensibile, tanto che posso immaginare che alla fine del semestre il governo potrebbe addirittura avere un piccolo tesoretto dai soldi messi nella legge di stabilità per abbattere le bollette del gas e della luce”.
La decisione dei benzinai ha causato la reazione dell’opposizione. Il capogruppo alla Camera M5s, Francesco Silvestri, tuona: “Le accuse rivolte ai benzinai da parte del governo, additati come i responsabili della speculazione per l’aumento dei prezzi del carburante, dimostra come questo esecutivo scelga sempre di colpire gli anelli più fragili della catena per coprire le proprie inadeguatezze e incompetenze”. E quindi: “Lo sciopero, così come tanti altri provvedimenti e posizioni sbagliate del governo Meloni, causerà gravi danni ai cittadini, costretti a fare i conti con un esecutivo che, non solo non riesce a risolvere i problemi, ma ne causa di nuovi. Giorgia Meloni e la sua maggioranza dovrebbero immediatamente ammettere di aver cercato un capro espiatorio per cercare di nascondere gli effetti delle loro scelte politiche e chiedere scusa alla categoria dei benzinai, e dopo di loro a tutti gli italiani”. Piovono critiche anche dal Terzo Polo. Maria Stella Gelmini spiega: “Il governo Meloni prima non ha confermato il taglio delle accise sui carburanti fatto da Draghi, poi ha cercato di rimediare con il decreto sulla trasparenza, ma la toppa è stata peggio del buco”.
Intanto i consumatori si preparano alla battaglia. Contro i benzinai. Il Codacons ha annunciato di aver depositato un esposto alla Procura di Roma: “Una decisione gravissima che va oltre uno sciopero di categoria e creerà enormi e ingiustificati danni al paese e ai cittadini. Lo sciopero appare ancor più immotivato e sbagliato se si considera che il governo, su richiesta degli stessi benzinai, ha annacquato il decreto trasparenza, eliminando l’obbligo di indicazione giornaliera dei prezzi medi e riducendo drasticamente le sanzioni per i distributori scorretti”. Parole durissime anche dall’Unione nazionale dei consumatori: “La verità dei fatti è che la lobby dei benzinai ha già vinto, visto che il Governo, dopo aver partorito un topolino, si è già rimangiato il decreto, riducendo le multe dai 516 euro attuali al ridicolo balzello di 200 euro. Il fatto che i benzinai non abbiano revocato lo sciopero è solo perché, avendo capito la debolezza del Governo, possono ottenere passi indietro ulteriori, magari persino su pompe bianche e grande distribuzione, facendo precipitare il Paese a prima delle lenzuolate Bersani”.


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