Economia

Due milioni di famiglie in povertà energetica

di Giovanni Vasso -

Fornelli della cucina con il gas acceso in un'abitazione privata a Roma in una foto di archivio del 14 marzo 2023. ANSA/FABIO FRUSTACI


Povertà energetica, ossia un Paese in bolletta. Ma poteva anche andare peggio. Tuttavia,  chi paga il prezzo più amaro alla crisi energetica e al boom dei prezzi è ciò che resta della classe media. Secondo uno studio dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, presentato ieri insieme al Banco dell’Energia,  nel 2022 gli aumenti in bolletta hanno colpito, in maniera pesante, le famiglie con una capacità di spesa media. Quelle fragili, invece, hanno potuto beneficiare di sostegni e paracadute approntati dal governo che sono riusciti a contenere l’esborso. Che, invece, per gli altri s’è rivelato un autentico salasso. Rispetto al 2021, infatti, gli aumenti in termini percentuali hanno toccato il 32 per cento. Un trend che, tradotto in soldoni (è proprio il caso di dirlo) significa che nel 2022 le famiglie italiane hanno dovuto sborsare, tra luce e gas, qualcosa come 1.915 euro. Si tratta di ben cinquecento euro in più rispetto all’anno precedente. Secondo i calcoli dell’Oipe, la spesa per l’elettricità è crescita addirittura del 50% mentre quella per il gas è salita del 34,7%. Inoltre le famiglie hanno dovuto fare i conti con gli aumenti del riscaldamento che hanno raggiunto il 29%. E se non sono cresciuti oltre è stato solo perché le temperature più miti hanno dato requie al portafogli delle famiglie già salassato dalle altre utenze.

Ma ci sono altri numeri inquietanti nascosti nel report di Oipe. Uno su tutti riguarda le famiglie a rischio povertà energetica. Quelle, cioè, che fanno sempre più fatica a pagare le bollette. Le cifre fanno paura: almeno due milioni di famiglie hanno grosse difficoltà. Si tratta del 7,7% dell’intera popolazione italiana. E non è che l’inizio. Dal punto di vista territoriale, infatti, emergono nuovi divari che ricalcano l’ormai insuperabile distacco che c’è tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Le famiglie in povertà economica, al Sud, sono più numerose che altrove, in Italia. Al Nord, infatti, il loro numero è rimasto sostanzialmente stabile mentre al Centro e nelle Isole è addirittura calato. E poi c’è il grande divario tra centro e periferia, tra metropoli e aree interne. In queste ultime, infatti, il rischio di povertà energetica appare sicuramente maggiore rispetto ai grandi centri urbani. Non sorprende, dunque, che il dato peggiore, su scala nazionale, appartenga a una Regione meridionale “ricca” di aree interne come la Calabria. Qui è a rischio più di una famiglia su cinque, per la precisione il 22,5%. Il trend è pauroso: solo nel 2022, infatti, i calabresi che si sono riscoperti in difficoltà a pagare le bollette sono stati il 5,7% in più rispetto al 2021.

Secondo Paola Valbonesi, presidente Oipe e capodipartimento di Scienze economiche e aziendali all’Università di Padova: “La riduzione della povertà energetica nel 2022 va interpretata in un contesto di ingenti sussidi concessi dal governo e di interventi transitori su fiscalità e componenti tariffarie dei prodotti energetici. Non è una politica sostenibile nel medio termine ed è necessario che si organizzi, al più presto, una strategia di contrasto al fenomeno che si basi su analisi rigorose e su strumenti mirati per contemperare i vincoli di finanza pubblica e l`efficacia degli interventi che devono essere destinati solo alle famiglie vulnerabili”. Per Roberto Tasca, presidente del Banco dell’Energia: “I dati presentati da Oipe indicano che le azioni messe in campo sia dal governo sia dagli operatori sociali negli ultimi anni hanno prodotto dei risultati incoraggianti. Tuttavia, nonostante i prezzi delle forniture energetiche si siano abbassati nel 2023, l’attenzione di istituzioni e società civile deve necessariamente rimanere alta per consolidare i risultati ottenuti”.  “Come Banco dell`energia proseguiremo – ha concluso Tasca – nel nostro impegno per contribuire a contrastare la povertà energetica, con particolare attenzione a quei contesti territoriali dove il fenomeno negli ultimi anni ha registrato numeri in costante crescita”.


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