Economia

Powell è l’ultimo a fare opposizione di Trump in America

La Fed tira dritto e non taglia i tassi smentendo la Casa Bianca: "A settembre? Non abbiamo deciso"

di Giovanni Vasso -


In America è rimasto solo Jerome Powell a far l’opposizione a Trump. La Fed non abbassa i tassi di interesse. Per il presidente americano è uno smacco. Che, di nuovo, ha tentato di nascondere con rumorosa nonchalance asserendo di aspettarsi tagli a partire da settembre. Gli unici ad opporsi a Powell, a sua volta l’ultimo oppositore di Trump, sono stati due membri del board Fed tra cui la vicepresidente Michelle Bowman che avrebbe preferito iniziare a tagliare il costo del denaro americano.

Powell ultima opposizione a Trump

Notte fonda alla Fed. E non solo perché l’ora era tarda quando la notizia ha raggiunto l’Europa. La banca centrale americana ha deciso di mantenere i tassi in una forchetta compresa tra 4,25% e 4,50%. Si tratta di un tasso altissimo giustificato dai timori inflazionistici. Gli analisti hanno spiegato ai banchieri Fed che i dazi imposti in giro per il mondo avranno come effetto quello di aumentare i prezzi in tutti gli Stati Uniti. E chissenefrega se i fondamentali economici Usa sono ben superiori alle aspettative e se il Pil, a dispetto di ciò che accade in giro per il resto del mondo occidentale, sale addirittura del tre per cento nel secondo trimestre di quest’anno. C’è da aspettare gli effetti dei dazi, c’è da scongiurare il rischio inflazione. La decisione Fed ha depresso Wall Street regalando a Bruxelles una buona notizia: il dollaro ha inchiodato la sua discesa e sta riprendendo forza sulla valuta Ue. Il rapporto di cambio è al minimo da due mesi a questa parte a 1,1415.

Le parole del governatore, la smentita alla Casa Bianca

Powell, a far l’opposizione a Trump, ci ha preso gusto. È da mesi, se non anni, che viene additato, deriso, riempito di contumelie dal tycoon. Che però, al solito, quando c’è da prendere una decisione vera finisce per rinculare. Non lo licenzia. Non vuole farlo né lo farà. Da questo punto di forza, il governatore Fed rilancia la sfida: “Riteniamo che la linea attuale ci mantenga ben posizionati per rispondere tempestivamente” al pericolo di un’impennata dell’inflazione. Quindi ha decretato: “Non abbiamo preso alcuna decisione sulla riunione di settembre”. Con una sola frase è riuscito a smentire Trump e, contestualmente, a deprimere i mercati che, invece, s’aspettavano tagli sostanziosi dopo l’estate.

L’orgoglio del tecnico

Powell s’è poi dilungato in tecnicismi per replicare alla Casa Bianca: gli piace essere l’ultimo baluardo di opposizione a Trump, ci ha preso gusto: “Avere una banca centrale indipendente è una architettura istituzionale che ha servito bene il pubblico e fino a quanto serve bene il pubblico penso che dovrebbe continuare e che andrebbe rispettata”. E quindi: “I governi in tutte le economie avanzate hanno deciso di mettere una certa distanza tra queste decisioni e i decisori. Se non ce l’hai, sarebbe una grande tentazione, ovviamente, usare i tassi di interesse, per esempio, per influenzare le elezioni. È qualcosa che non vogliamo – ha detto ancora Powell – e penso che sia ampiamente compreso, certamente al Congresso. E penso che sia molto importante affermarlo”.


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