Attualità

Pratiche sleali e “italian sounding”. L’agroalimentare Made in Italy sotto attacco

La minaccia all’orizzonte sono i dazi del prossimo 1° agosto

di Marco Montini -


Il settore agroalimentare nostrano, fiore all’occhiello del Made in Italy, è sotto attacco.
Non da prodotti migliori, ma da imitazioni: merci dal suono italiano che ingannano i consumatori nel mondo e sottraggono ogni anno miliardi di euro alle nostre aziende, colpendo in particolare le piccole e medie imprese.

Un danno economico colossale, quello causato dal cosiddetto Italian Sounding, che potrebbe aggravarsi in seguito a una nuova minaccia all’orizzonte: dal primo agosto, se Trump rispetterà la parola data al globo e non si troverà un accordo con la Ue, Washington introdurrà nuovi dazi al 30percento anche sulle eccellenze italiane che entreranno negli States, una mossa che rischia di spalancare ulteriormente le porte alle imitazioni “Made in Italy” d’oltreoceano.

Insomma l’Italia “autentica” appare in pericolo. “Gli Usa – hanno avvertito a fine giugno da Coldiretti – si piazzano in testa alla classifica dei maggiori taroccatori con una produzione di cibo italian sounding che ha superato i 40 miliardi in valore e che vede come prodotto di punta i formaggi. Un fenomeno che potrebbe trovare una ulteriore spinta dall’eventuale imposizione di dazi sull’agroalimentare Made in Italy.
L’aumento dei prezzi degli “originali” potrebbe portare i consumatori americani a indirizzarsi su altri beni più a buon mercato, proprio a partire dal cosiddetto cibo “italian fake”. Facendo così il gioco di chi negli Usa ha sferrato l’offensiva a favore dei nomi generici quali Parmesan etc…”. E l’allarmante Italian sounding non conquista solo gli Stati Uniti: Ismea, infatti, in uno dei suoi report, in tempi non sospetti ha sottolineato come nella filiera agroalimentare 2023, a fronte di 64 miliardi di export del settore agroalimentare italiano, si sia subita una perdita di 63 miliardi di concorrenza sleale dell'”italian sounding”.

Questo ancora una volta a dimostrazione che tutti gli sforzi e tutti gli investimenti compiuti negli anni dagli imprenditori italiani per promuovere la conoscenza del marchio Made in Italy oggi rischierebbero di venire “sfruttati” da chi lo imita. E sempre a proposito di illegalità, negli scorsi giorni sono stati illustrati in un convegno al Masaf, i risultati delle verifiche condotte dall’ICQRF a tre anni dall’entrata in vigore del decreto legislativo 198/2021, che ha recepito la direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agricola e alimentare. Oltre 1.400 accertamenti, con più di 700 operatori economici controllati: questi i dati dell’attività svolta nel triennio 2022/2024 dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari. “L’Italia si fonda sulla qualità”, ha affermato il ministro della Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, sottolineando che per questo “è fondamentale la protezione del Made in Italy, insieme alla capacità della distribuzione di far riconoscere a chi acquista i tratti distintivi di un prodotto realizzato in Italia“.


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