Primo Piano

Presi per i Donzelli

di Rita Cavallaro -

GIOVANNI DONZELLI POLITICO


 

Il segreto di Pulcinella è arrivato all’ultimo atto di una carnevalata in un febbraio caldo sul fronte della strumentalizzazione contro il governo. Perché il caso Donzelli, montato come una sorta di processo sommario verso il deputato di Fdi e vicepresidente del Copasir, si è sgonfiato con la stessa velocità con cui era deflagrato. L’assist a Giovanni Donzelli, reo di aver letto in aula le intercettazioni segrete tra i mafiosi e Alfredo Cospito, è arrivato dalla stampa, che sta pubblicando come se piovesse quelle conversazioni protette da segreto. Finisce così il polverone nella maggioranza, che si è trovata con il Pd sul piede di guerra unito nel chiedere le dimissioni di Donzelli e del suo coinquilino chiacchierone Andrea Del Mastro. Addirittura lo stesso vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, tra i più critici verso la sgrammaticatura istituzionale di Donzelli, ha rinunciato a presiedere il Giurì d’onore alla Camera, sfilandosi da quello che appare più un atto dovuto che una reprimenda al deputato, reo di aver letto le conversazioni nella formula letterale, anziché riportarle con furbizia in maniera sintetica. “Non mi sono affatto pentito, non ho niente da recriminarmi”, ha detto Donzelli in merito all’intervento durante il quale ha accusato il Pd di essere vicino a terroristi e mafiosi. Il vicepresidente del Copasir aveva detto: “Dai documenti che si trovano al Ministero della Giustizia, Francesco Di Maio del clan dei casalesi diceva, incontrando Cospito: “Pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato, che sarebbe l’abolizione del 41bis. Cospito rispondeva: “Dev’essere una lotta contro il 41 bis”. Ma lo stesso giorno, il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando. Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi”. Accuse forti, basate sul fatto che la delegazione dem aveva incontrato il simbolo degli anarchici, in sciopero della fame contro il carcere duro da ormai 106 giorni, proprio poche ore quelle conversazioni. E i sospetti di Donzelli erano supportati anche dai tweet di Andrea Orlando, in cui il dem chiedeva di revocare l’ergastolo ostativo a Cospito. Insomma il caso dell’anarchico è sembrato stare molto al cuore all’opposizione. E il governo, comunque, ha risposto, visto che per il prigioniero è stato trasferito nel carcere milanese di Opera, dove c’è il reparto Servizio assistenza intensificata, l’area dove sono destinati i detenuti affetti da gravi patologie. “Una cosa interessante che non si è notata: Cospito nel 1991, già in carcere, decise di fare lo sciopero della fame, e venne graziato”, ha detto ieri la premier Giorgia Meloni a Diritto e Rovescio. “Lo Stato lo ha graziato ed è andato a sparare alla gente. Non stiamo parlando di una vittima. È possibile che oggi ritenga che tornando a fare lo sciopero della fame, potrebbe”, ha aggiunto, lasciando intendere che la precedente esperienza dell’anarchico sia solo una strategia per ottenere ciò che vuole. L’obiettivo dello Stato è salvare la vita a Cospito senza scendere a patti con il terrorista. È evitare che il criminale possa trasformarsi nel martire di una lotta diventata lo strumento per seminare il caos nel Paese. La strategia del terrore, che in queste ultime settimane ha utilizzato atti incendiari contro diplomatici italiani all’estero e proteste di piazza con molotov contro gli agenti, ora ha raggiunto un livello di massima allerta. Dalla galassia terrorista sono arrivate le minacce contro il premier Giorgia Meloni e verso il ministro della Difesa Guido Crosetto per la politica sull’Ucraina. Ma se le intimidazioni non serviranno a far cambiare linea all’Esecutivo, che non arretra di un passo sull’abolizione del carcere duro e nemmeno sull’appoggio a Kiev, ora il piano del mondo anarco-insurrezionalista è seminare la paura tra la gente. Rievocare il terrore delle stragi, del sangue versato per la strada delle vittime innocenti. Con una telefonata anonima al quotidiano Il Resto del Carlino, un uomo, che dalla voce è stato identificato come giovane e con cadenza bolognese, ha minacciato un imminente e grave attentato a Bologna “per i fatti relativi a Cospito”. Una telefonata che, unendo insieme le parole “attentato” e “Bologna”, richiama alla mente la strage alla stazione, dove il 2 agosto 1980 fu piazzato un ordigno che uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. Ora sono in corso gli accertamenti degli investigatori della Digos, i quali non escludono che possa essere la telefonata di un mitomane o un provocatore, ma i sospetti che si tratti di un pericolo reale sono dettati dall’attuale situazione che vede la galassia anarchica in fermento, dopo la chiamata alle armi di Cospito, e che si è posta l’obiettivo di destabilizzare il potere dello Stato. Mentre gli agenti della Postale stanno lavorando per risalire all’autore della chiamata e setacciando i messaggi sulle chat di messaggistica istantanea, gli 007 stanno raccogliendo elementi per individuare i possibili obiettivi sensibili, anche grazie ad alcuni informatori e a infiltrati nelle frange di anarco-insurrezionalisti. A Bologna sono stati intensificati i controlli, ma la soglia di attenzione resta alta in tutta Italia, in particolare a Roma, Milano e Torino, dove nel weekend sono state annunciate manifestazioni in nome di Cospito. Che potrebbero essere scandite dalle bombe.

Torna alle notizie in home