Esteri

Presidenziali Usa i repubblicani vogliono De Santis. Trump giù di 23 punti

di Martina Melli -


Un colpo significativo e ben assestato all’enorme ego dell’ex Presidente Usa, che ha ufficializzato la sua terza corsa consecutiva per la nomination repubblicana poco dopo le Midterm di novembre.
Secondo un sondaggio della Suffolk University / Usa Today infatti, la maggior parte degli elettori repubblicani preferirebbe il governatore della Florida, Ron DeSantis, a Donald Trump quale candidato presidenziale del 2024. Il governatore ha superato il magnate di ben 23 punti, con un margine del 56% -33%.
“C’è un nuovo sceriffo repubblicano in città”, ha detto David Paleologos, direttore del Suffolk University Political Research Center. “DeSantis supera Trump non solo tra l’elettorato generale, ma anche tra questi elettori di tendenza repubblicana che sono stati lo zoccolo duro del tycoon. I repubblicani e i conservatori indipendenti vogliono sempre più il trumpismo… senza Trump”.
Questo si è reso chiaro nell’ascesa di DeSantis, un ex avvocato militare e membro del Congresso di estrema destra, che ha alternato una linea dura (nettamente trumpista) a politiche estreme come governatore, in particolare sull’immigrazione e l’istruzione.
Il sondaggio nazionale ha anche rilevato che il presidente Biden avrebbe numeri di approvazione più alti di Trump ma più bassi di DeSantis, che in un’ipotetica elezione, sarebbe in vantaggio sul Presidente in carca del 47%-43%.
Dall’altro lato, buone notizie per Trump sono arrivate da Morning Consult (che gli ha dato un vantaggio di 18 punti su DeSantis) e dal sito FiveThirtyEight che lo mostra ancora in testa nella maggior parte dei sondaggi.
DeSantis, 44 anni, è stato rieletto a novembre, vincendo con oltre un milione e mezzo di voti, il margine più ampio di qualsiasi governatore della Florida in 40 anni. Nei giorni successivi, ha ricevuto gli attacchi di Trump che lo ha avvertito (quasi minacciato) di non candidarsi nel 2024: “Penso che se corresse, potrebbe farsi molto male” ha detto Big Donald.
Trump ha sì dichiarato in pompa magna la sua ricandidatura, ma ha poi mostrato in poco slancio, soprattutto per via del fatto che alle midterm, la maggior parte dei suoi candidati, nello stato e al Congresso, sono andati male, contribuendo a una deludente performance dei rossi.
A Washington, martedì, il leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell, ha detto che Trump, sostenendo i candidati alle primarie che si sono dimostrati incapaci di conquistare gli elettori nelle midterm, è costato al partito seggi chiave. “Abbiamo avuto un test definitivo di qualità del candidato”, ha detto McConnell ai giornalisti. “Guardate l’Arizona. Guardate il New Hampshire. E anche la difficile situazione in Georgia. La nostra capacità di controllare l’esito delle primarie è stata piuttosto limitata in 22 perché il sostegno dell’ex Presidente si è rivelato molto decisivo in queste primarie”.
Trumpone, in tutto ciò, corre anche un grave pericolo con la giustizia, per il suo tentativo di sovversione elettorale, la conservazione dei registri della Casa Bianca e i suoi affari commerciali. Non solo. Sempre martedì, il New York Times ha riferito che la società dell’ex Presidente, la Trump Organization, è stata accusata di concorso criminale durante un processo segreto all’interno di un’indagine per frode fiscale nel 2021. Mediante il suo sondaggio, Usa Today ha anche evidenziato come, tra gli elettori repubblicani, l’entusiasmo nei confronti dell’ennesima candidatura Trumpiana stia scemando.
“A luglio, il 60% dei repubblicani voleva che Trump si ricandidasse. A ottobre, quel numero era sceso al 56%. Ora è sceso al 47%, una divisione quasi uniforme con il 45% che non vuole che si candidi per la terza volta”.
Il sondaggio, inoltre, ha dato Joe Biden in crescita del 47% -40% , in una rivincita teorica ma particolarmente soddisfacente sul rivale.


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