Attualità

PRIMA PAGINA – Anziani soli in città svuotate: l’altra faccia dell’estate italiana

Chi resta in città si trova a fare i conti con farmacie e negozi chiusi e scarsa reperibilità anche di beni primari

di Marina Cismondi -


Anziani soli in città svuotate: l’altra faccia dell’estate italiana

Le abitudini degli italiani si sono nel tempo trasformate e non si vedono più milioni di persone che ad agosto si mettono in coda verso le spiagge, le montagne o i paesi di origine, lasciando le città totalmente deserte. È però innegabile che durante il periodo estivo le famiglie partono per le vacanze, gli uffici e le fabbriche chiudono, le serrande dei negozi restano abbassate ed anche molti servizi pubblici latitano.

Ma c’è una fetta di popolazione che resta in città: anziani soli, persone con disabilità e soggetti fragili che vivono la stagione calda come un periodo critico , a volte anche rischioso.

Solo parlando della popolazione anziana, secondo i dati Istat 2024, nel nostro paese ci sono circa 14 milioni di persone over 65, pari a quasi un quarto della popolazione italiana. Di questi, circa 4,3 milioni hanno superato gli ottantanni ed è proprio questa fascia ad essere maggiormente colpita dal problema della solitudine nei mesi più caldi.

Chi resta in città si può trovare a dover fare i conti con farmacie e negozi chiusi, con difficile reperibilità anche di beni di prima necessità; con centri medici ed ambulatori con orario ridotto o del tutto chiusi per ferie; con l’assenza dei familiari o dei vicini di casa su cui poter contare per piccole esigenze o emergenze. Al tutto si aggiungono le temperature elevate, che per gli anziani e le persone con patologie possono essere un vero pericolo: in città come Roma, Milano, Bologna, Firenze e Napoli le temperature spesso superano i 36 gradi, con tassi di umidità elevati, aggravando i rischi per chi soffre di patologie cardiache, respiratorie e neurologiche.

Secondo un report della Croce Rossa Italiana, nel mese di agosto si registra un aumento del 30% delle chiamate di aiuto da parte degli anziani rispetto agli altri mesi dell’anno, per chiedere assistenza e supporto sanitario. Ed ogni anno si registra un picco nei ricoveri ospedalieri o in strutture di degenza per anziani nelle settimane immediatamente precedenti i momenti delle partenze per le vacanze estive.

Secondo osservazioni degli enti e degli operatori del settore sanitario si arriva a registrare un incremento anche superiore al 20% dei ricoveri di persone anziane rispetto agli altri periodi, per emergenze mediche non gravi. Le strutture ospedaliere si sovraccaricano, gli anziani subiscono uno stress, le famiglie si sentono abbandonate e colpevolizzate. Sintomo evidente di una fragilità organizzativa e sociale, non in grado di garantire una rete di protezione e di assistenza a chi resta in città, anche se molti comuni italiani hanno attivato iniziative per il supporto estivo di anziani e disabili.

A Milano viene offerta agli over 65 ed alle persone fragili la consegna di farmaci e spesa a domicilio, trasporto per visite mediche, contatti telefonici costanti e apertura di centri climatizzati di socializzazione. A Roma e Bologna l’offerta prevede anche assistenza domiciliare leggera oltre a telefonate quotidiane e centri anziani aperti ad agosto. Interventi simili anche a Torino e Firenze, a Biella sono state installate panchine con pulsanti di SOS collegati a call center di emergenza per anziani soli.

Iniziative sicuramente utili ma molto lontane dal risolvere una problematica che non può che continuare ad aggravarsi: secondo le stime demografiche nel 2060 la quota degli over 65 in Italia arriverà al 34% e gli over 80 rappresenteranno il 16% della popolazione.

Cosa si potrebbe fare quindi per approcciare il problema in modo più risolutivo? Una soluzione potrebbe essere prendere ad esempio le esperienze di Nord Europa e Nord America dove il “cohousing”, ovvero l’abitare in luoghi condivisi, è una pratica già diffusa per la popolazione anziana. In pratica vengono condivisi alcuni spazi e servizi – giardino, orto, palestra, aree ricreative, ristoranti, assistenza – e ripartiti i relativi costi, mantenendo i propri spazi abitativi con il beneficio di farsi compagnia e di aiutarsi.

Anche alcuni paesi europei, come Germania, Francia e Regno Unito, stanno investendo nel cohousing e sono diverse le tipologie di coabitazione che si stanno sviluppando: alloggi indipendenti in condomini con spazi comuni, abitazioni in alcune zone destinate ai soli anziani, residenze con servizi di assistenza. 

Una risposta al fenomeno dell’invecchiamento “attivo”: l’anziano rimane il più a lungo possibile responsabile della propria vita, inserito in una rete di relazioni, progetti ed attività. L’Italia è ancora molto indietro rispetto ad una offerta di soluzioni abitative dedicate agli anziani. Il settore è in fase di avvio, anche se si prevede un importante sviluppo nei prossimi anni, considerando l’evoluzione demografica in forte crescita per la popolazione anziana e l’esigenza di limitare i ricoveri nelle case di riposo. Soluzione, quella del cohousing, che vede già alcuni esempi in Italia, poche decine sostanzialmente concentrate al centro-nord, ma siamo ben lontani da una realtà diffusa ed inclusiva.

Purtroppo la situazione attuale, che molti familiari si trovano ad affrontare, è che le RSA hanno liste d’attesa e posti limitati e le strutture private hanno rette che non è sempre possibile sostenere, l’assistenza domiciliare pubblica è spesso insufficiente, le badanti non sono facilmente reperibili per brevi periodi e non tutti i centri diurni restano aperti nei periodi feriali. Ad agosto, quando le città si svuotano basta poco per rompere l’isolamento di un anziano: una visita, una telefonata, l’offerta di portargli la spesa o di accompagnarlo ad una visita medica. Ognuno di noi può diventare un punto di riferimento per chi è rimasto solo, per costruire una comunità più umana.


Torna alle notizie in home