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PRIMA PAGINA – Papa Leone XIV: un pontefice tra pace, tradizione e rinnovamento

Statunitense, agostiniano e vicino agli ultimi, unisce il richiamo alla storia con l’urgenza del presente

di Andrea Canali -


Robert Francis Prevost, oggi conosciuto come Papa Leone XIV, è nato a Chicago il 14 settembre 1955, quindi, tra circa un mese e mezzo, egli compirà 70 anni. Primo pontefice di nazionalità statunitense della storia della Chiesa, nonché secondo, in ordine di tempo dopo Bergoglio, proveniente dalle Americhe.

Inoltre, egli è il 267º papa della Chiesa cattolica, oltre che vescovo di Roma. Le sue radici affondano in famiglie dalle origini francesi, italiane e, finanche, spagnole. Suo padre, Louis Marius Prevost, proviene dai primi due ceppi, mentre la madre, Mildred Martínez, risulta originaria di Haiti. Ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. In merito alle voci circolate nelle ultime settimane, sembrerebbe che il Pontefice nutra delle simpatie per la squadra di calcio della Roma. Inoltre, vi è la sua attenzione per gli sport da lui praticati, e particolarmente graditi, come il tennis ed il basket.

Papa Leone XIV, grazie al suo lungo periodo in Perù, risulterebbe essere un grande estimatore del ceviche, un piatto simbolo della gastronomia di quel paese. Il ceviche è una preparazione a base di pesce o frutti di mare freschissimi, cotti per marinatura nel succo di limone, spesso arricchito con olio, sale e spezie di vario tipo. In merito al suo cammino nella Chiesa, dopo essere entrato nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1977, egli ha intrapreso un percorso di studi importante conseguendo, a tal fine, varie lauree con specializzazioni in matematica, teologia e diritto canonico.

Le sue doti di disponibilità e di vicinanza con il prossimo lo hanno portato in missione in Perù dal 1985 al 1999. Durante questo periodo egli fu impegnato nelle regioni di Chulucanas e Trujillo, dove ricoprì vari ruoli, tra i quali quelli di vicario, direttore formativo e docente. Era così apprezzato dai fedeli e dai bisognosi in generale, al punto di diventare un sostegno per i migranti, i rifugiati e le persone in difficoltà, che gli valse l’affettuoso appellativo di “Monsignor Robert”.

Successivamente, nel 2015, proprio per il suo operato sempre a favore delle istanze degli ultimi e delle persone in difficoltà, ottenne la cittadinanza peruviana, venendo nominato vescovo di Chiclayo. In termini istituzionali, il suo percorso personale ed ecclesiastico ha raggiunto il culmine nel settembre del 2023, quando Papa Francesco lo ha elevato al rango di Cardinale, affidandogli la guida del Dicastero per i Vescovi e la Pontificia Commissione per l’America Latina.

Quando, l’8 maggio scorso, è stato eletto Papa assumendo il nome di Leone XIV, diventando così il primo pontefice di origine statunitense e proveniente dalla Congregazione dei Padri Agostiniani, ha letto un discorso su un foglio di carta, sicuramente intenso e penetrante, riportando e citando per ben undici volte il termine pace. Fin dalla sua prima apparizione pubblica presso la Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, il Pontefice riprese l’uso dell’abito corale, mai usato dal predecessore, che comprende la mozzetta rossa, la croce pettorale con cordone dorato, comprensiva della stola papale, fornendo così un segnale di ripristino parziale della tradizione.

Lo ha fatto anche attraverso la scelta di tornare a risiedere stabilmente, come da consuetudine, presso l’appartamento papale sito all’interno del Palazzo Apostolico Vaticano, ormai in disuso da oltre dodici anni. Inoltre, Sua Santità ha scelto di trascorrere un periodo di riposo, durante i mesi estivi, presso le ville pontificie di Castel Gandolfo riprendendo, anche in questo caso, una tradizione antica e sentita la quale prevedeva, proprio da parte dei Pontefici, il soggiorno presso tali dimore.

Nel caso specifico dobbiamo registrare una lieve eccezione: il soggiorno estivo di Papa Prevost si terrà presso Villa Barberini in quanto, allo stato attuale, il Palazzo Pontificio è stato trasformato nel museo Laudato sì. Importante anche la scelta del suo motto, rimasto invariato rispetto a quando era Cardinale, vale a dire: In Illo uno unum (uniti in Cristo). Si può ritenere proprio questa la cifra stilistica di tale pontificato, ossia l’unione universale in Cristo della Chiesa e, soprattutto, la Pace dei popoli e sulla terra che in un momento come questo non è mai stata tanto agognata.

A conferma di quanto sopra riportato ricordiamo il suo discorso del 10 maggio 2025, in occasione dell’incontro con i cardinali nell’Aula del Sinodo, dove papa Leone XIV spiegò le ragioni della scelta del suo nome pontificale, affermando a tale riguardo: «Si tratta di princìpi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità. Proprio sentendomi chiamato a proseguire lungo questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV”.

Noi potremmo aggiungere un altro motivo, ossia che fu proprio Leone Magno a fermare Attila. Pertanto, pensiamo quanto sia attuale tale aspetto viste le guerre in atto. Inoltre, il nome scelto è anche un omaggio sempre a Papa Leone XIII, il quale si adoperò molto, durante il suo pontificato, per sostenere la comunità agostiniana che versava in un momento di difficoltà e per la questione sociale.


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