PRIMA PAGINA – Televendite e truffe: 40 anni di promesse a pagamento
Da Wanna Marchi ai materassi Marion: scoperte pratiche commerciali scorrette e ingannevoli
Negli anni ’80 e ’90 le televendite in Italia esplosero come fenomeno di costume: i palinsesti delle TV locali e nazionali si riempirono di volti carismatici, urla promozionali ed offerte irripetibili. Regina indiscussa fu Wanna Marchi che divenne popolare vendendo cosmetici, prodotti dimagranti e numeri del Lotto “magici”, con toni ossessivi ed intimidatori.
Insieme alla figlia costruì un impero multimilionario, ma nel 2001 venne arrestata per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed all’estorsione, con condanna definitiva nel 2009. La sua attività si era spinta oltre: vendeva, a prezzi esorbitanti, riti magici in grado di attirare la fortuna e scacciare il malocchio, con la complicità di un improbabile mago, Do Nascimento, truffando centinaia di persone, soprattutto anziani in difficoltà.
Altro volto leggendario delle televendite fu Roberto Da Crema, conosciuto come “Il Baffo”. Indimenticabili le sue urla, abbinate a pugni battuti sul tavolo, respirazione asmatica e maltrattamenti agli oggetti reclamizzati per certificarne l’indistruttibilità. Diventato il simbolo delle televendite di ogni genere di prodotto – orologi, tute dimagranti, pentole, enciclopedie – ha recentemente dichiarato di riuscire, in quei tempi, a guadagnare anche 100 milioni di lire al giorno. Nel 2003 venne arrestato per bancarotta fraudolenta, si riciclò poi come personaggio televisivo ed attualmente si divide fra la gestione dei suoi cinque magazzini lombardi, Pubblistore – Baffo Italia – dove è possibile acquistare di tutto e di più, anche da casa – e la pesca dei calamari a Lampedusa.
Impossibile non ricordare anche Anthony Joseph Notaro, in arte Chef Tony che dalla vendita di prodotti per le strade di New York divenne un volto noto delle televisioni americane. Ma è nel nostro paese che raggiunse la fama, con la promozione dei suoi coltelli “Miracle Blade” in grado di sfilettare, sminuzzare e tagliare pomodori, arrosti, lattine, taglieri in legno ed anche scarponi da montagna.
Lo scorso giugno è tornata alla ribalta anche la famiglia D’Anna, un nome che non suona nuovo per chi ha vissuto gli anni d’oro delle televendite italiane, dato che sì è conclusa la sua lunga vicenda giudiziaria. Dalle emittenti locali fino ai canali satellitari, i loro volti apparivano quotidianamente sugli schermi: anelli, collane, oro, diamanti, erano tutte occasioni uniche dal valore garantito. Fino a quando, nel 2016, la Guardia di Finanza ed i Carabinieri, aprirono un’indagine chiamata, non a caso, “Operazione Dynasty”: la famiglia venne accusata di truffa aggravata e frode in commercio, emissione di certificati ingannevoli, riciclaggio. Il valore reale era inferiore anche del 50% rispetto a quanto dichiarato, la merce spesso proveniva da fornitori asiatici a basso costo ed i certificati di autenticità non avevano alcuna validità. Il processo si è trascinato all’infinito – come troppo spesso succede in Italia – e dopo quasi 9 anni dall’apertura delle indagini tutti i membri della famiglia D’Anna e gli altri imputati sono stati prosciolti per prescrizione dei reati.
Arrivando alle televendite dei nostri giorni, è recentissima la vicenda dei materassi Marion, marchio di proprietà della Emme Group Spa. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un’istruttoria nell’ottobre 2024 con l’obiettivo di verificare pratiche commerciali potenzialmente scorrette ed ingannevoli. Marion avrebbe diffuso informazioni fuorvianti sulle caratteristiche dei prodotti, sui presunti sconti, sulla durata delle offerte e sui tempi di consegna. Inoltre, durante le visite a domicilio, i venditori avrebbero esercitato pressioni sui consumatori, spesso anziani, per far loro acquistare modelli più costosi, paventando difetti del prodotto promozionato in televisione e lunghe attese per la sua consegna: a volte il prezzo lievitava anche di 3 mila euro. Lo scorso 23 luglio, l’AGCM ha emesso una sanzione di 3 milioni di euro a carico di Emme Group, giudicando la condotta della società scorretta, ingannevole ed aggressiva.
Quindi anche nel 2025, passati decenni dalle televendite di riti scaccia malocchio e di gioielli patacca, la possibile fregatura resta ancora dietro l’angolo. Infatti, ancora oggi, passati i numeri da 1 a 99 del telecomando, si trovano almeno una sessantina di canali che trasmettono no-stop televendite: abbigliamento, cosmetici, casalinghi, gioielli, opere d’arte ed anche pronostici del Lotto, venduti attraverso un numero telefonico con sovrapprezzo, a volte al di fuori dalla fascia consentita (dalle 23 alle 7) nonostante le periodiche sanzioni. Anche se ora chi vuole vendere prodotti al grande pubblico non ha più bisogno di uno studio televisivo: basta avere uno smartphone ed un profilo social.
Dal 31 marzo è ufficialmente attivo Tik Tok Shop, in Italia, Francia e Germania. Si tratta di un vero e proprio canale di vendita, dove l’utente può acquistare direttamente durante la visualizzazione di un video o durante una diretta, senza trasferimenti a siti esterni. Chi vende pubblica video brevi, 30 – 60 secondi, in stile autentico, quotidiano, trasformando l’acquisto (soprattutto abbigliamento, cosmetici, gadget, prodotti per la pulizia) in un momento di rilassante intrattenimento. Considerando che quasi 20 milioni di italiani maggiorenni hanno accesso a Tik Tok e che gli utenti trascorrono in media quasi un ora al giorno sulla App, non è difficile ipotizzare fatturati importanti: nel 2024, negli Stati Uniti, Tik Tok Shop ha generato vendite medie giornaliere per 20 milioni di dollari. Insomma, dalle promesse urlate delle televendite ai consigli sussurrati dagli influencer su TikTok, il modo di vendere sta cambiando, ma il rischio di spendere troppo per qualcosa che vale poco è rimasto del tutto simile.
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