Processo a Sargent Larsen: abusi e unghie strappate
Dettagli agghiaccianti e sconcertanti dal processo in corso a Roma a carico del tuffatore olimpico: ecco le accuse dell'ex fidanzata 15enne
Dettagli e racconti agghiaccianti dal processo in corso presso il Tribunale di Roma a carico di Andreas Sargent Larsen, tuffatore olimpionico italiano di origine danese accusato di violenza e stalking nei confronti della sua ex fidanzata, anch’essa atleta della squadra italiana di tuffi. La relazione tra i due era iniziata nel 2019, quando la ragazza aveva solo 15 anni, e durò alcuni mesi durante i quali si sarebbero verificati numerosi episodi di violenza psicologica e fisica, continuati anche dopo l’interruzione della relazione.
Il processo
La ragazza ha raccontato dettagli agghiaccianti: Larsen sarebbe stato ossessivo e violento, con gesti aggressivi come sbatterle la faccia sul volante dell’auto, stringerle il collo fino quasi a soffocarla, e tentativi di soffocamento con un cuscino. Inoltre, lei ha subito continui messaggi persecutori e controlli pressanti da parte di Larsen, che era ossessionato dall’idea che lei potesse tradirlo con altri atleti.
Il rinvio a giudizio
Il processo è scaturito da un rinvio a giudizio deciso nel marzo 2024, con l’accusa principale di atti persecutori di stalking. La Procura della Federnuoto ha aperto un’inchiesta parallela e ha richiesto gli atti alla Procura di Roma.
Nonostante le denunce fossero note, Larsen ha potuto partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024, ma a gennaio 2025 è stato sospeso per un anno dalla Federnuoto per violenza di genere e violazione della disciplina sportiva.
Pizzicotti, insulti, unghie strappate
L’accusatrice di Larsen ha raccontato nelle ultime udienze episodi a dir poco sconcertanti: insulti e pizzicotti negli spogliatoi, perfino unghie strappate. Una narrazione che punta a configurare una situazione di generalizzato condizionamento psicologico contrassegnata anche da abusi fisici per mantenere il controllo della persona.
Nessun supporto per la vittima
La giovane vittima di Sargent Larsen ha denunciato anche la mancanza di supporto da parte della federazione e dell’ambiente sportivo che frequentava ove si sarebbe addirittura cercato di minimizzare la situazione, dicendo che Larsen era “un bravo ragazzo” e invitandola a non parlarne più. A causa di questa situazione, la ragazza ha abbandonato il suo sogno olimpico e si è trasferita negli Stati Uniti per proseguire la carriera sportiva in un college.
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