Economia

PROFONDO ROSSO

di Giovanni Vasso -


La produzione industriale continua a sprofondare. A marzo il dato continua a essere negativo. L’indice destagionalizzato è sceso dello 0,6 per cento. La produzione nel primo trimestre di quest’anno segna il passo (-0.1%) ma se si “corregge” per gli effetti del calendario, si assiste a un tracollo: il trend è più che negativo e la produzione crolla, tendenzialmente, del 3,2%. I numeri dell’Istat non lasciano granché scampo. Se parlassimo di Pil e non della sola produzione industriale, staremmo già in recessione. Già, perché si tratta del terzo calo consecutivo del parametro. La situazione, insomma, è serissima.
Secondo gli analisti dell’istituto nazionale di statistica, tra i settori di attività economica in crescita tendenziale ci sono l’automotive e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,4%, in netta ripresa dopo un lungo periodo di depressione), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+6,5%, che prosegue un filotto più che positivo) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+3,3%). Le flessioni più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-13,4%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-12,5%) e nell’attività estrattiva (-11,0%).
I dati fanno riflettere. E fanno suonare un allarme che nemmeno i numeri positivi legati all’andamento generale del Pil per il primo trimestre, che presentano parametri di crescita superiori a quelli dell’eurozona, riescono a mitigare. Coldiretti punta il dito contro la spirale inflattiva che sta deprimendo i consumi: “Il taglio della spesa degli italiani fa crollare la produzione di cibo Made in Italy che si riduce del 4,5% con un impatto negativo sulla produzione industriale complessiva”. Per l’organizzazione degli agricoltori “il caro prezzi ha ridotto del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 che sono però costretti però a spendere comunque il 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica”. Sono preoccupatissimi anche i consumatori. Il presidente Codacons Carlo Rienzi afferma: “A marzo la produzione registra il terzo calo consecutivo, un dato che oramai non è più solo un segnale allarmante, ma una prova tangibile delle difficoltà che interessano il comparto industriale. Preoccupano in particolare i beni di consumo che registrano una discesa senza freni, con una contrazione del -4,7% su base annua, un dato su cui incide in modo evidente l’emergenza prezzi che attanaglia da mesi il nostro paese”. Ma non è tutto: “A pesare come un macigno sull’ industria italiana è proprio l’inflazione ancora alle stelle, con i prodotti più acquistati dalle famiglie che registrano una marcata crescita a due cifre dei prezzi, con effetti diretti sulla spesa e sui consumi degli italiani – prosegue Rienzi – Per questo ribadiamo la necessità di intervenire sui prezzi al dettaglio, perché solo calmierando i listini sarà possibile tutelare la capacità di acquisto delle famiglie, sostenere i consumi e aiutare industria, commercio ed economia”.
Il presidente dell’Unione nazionale dei Consumatori Massimiliano Dona suona lo stesso spartito: “Prosegue l’andamento negativo della produzione industriale. Un Paese che arretra invece di fare passi avanti. Come dimostra il crollo dei beni di consumo, -4,7% su base annua, o si ridà capacità di spesa alle famiglie, salvaguardando il loro potere o non si va da nessuna parte, perché se le famiglie non spendono le imprese non producono”.

Torna alle notizie in home