Buona la Prima!

Prosciutto prosciutto Un inno alla gioia spagnola

di Luca Bove -


Vincitrice del Premio Oscar come miglior attrice non protagonista in Vichy Cristina Barcelona di Woody Allen e musa incontrastata di Pedro Almodovar, con il quale conquista il pubblico internazionale, partecipando al film Tutto su mia madre, Penelope Cruz compie cinquant’anni. Il nome dell’attrice spagnola è strettamente legato al cinema del suo Maestro e con lui ha probabilmente interpretato i suoi migliori ruoli, ma il debutto avviene con Bigas Luna in Prosciutto prosciutto.

È il 1992, Penelope Cruz ha circa 18 anni, quando fa la sua prima apparizione  sul grande schermo con Prosciutto prosciutto, una coproduzione tra Spagna e Italia, a cui partecipano anche Stefania Sandrelli, Anna Galiena, Javier Bardem e Jordi Mollà, con la colonna sonora di Nicola Piovani.

La trama di Prosciutto prosciutto

Silvia, una giovane donna molto affascinante, è fidanzata con Josè Luis, figlio della famiglia più ricca del piccolo villaggio in cui i due ragazzi vivono. Carmen, mamma di Silvia, ha lasciato il marito violento e ora gestisce un locale a luci rosse, per provvedere al sostentamento di lei, di Silvia e altre due bambine.

 Silvia rimane incinta e il suo matrimonio con Josè Luis sembra ormai imminente. Conchita, la madre di Josè Luis, non vede di buon occhio Silvia, figlia di una ex prostituta e allora fa di tutto per ostacolare le nozze. Cochita si allea con Raul, magazziniere di un deposito di prosciutto, che deve conquistare il cuore di Silvia.

Prosciutto prosciutto: Leone d’argento a Venezia

Prosciutto prosciutto è stato presentato in concorso alla 49esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove si è aggiudicato il Leone d’argento, assegnato al regista Bigas Luna.

Parlare del lungometraggio che ha riservato il debutto cinematografico all’attrice spagnola, oggi una splendida cinquantenne, non è cosa da poco. In un’intervista rilasciata nel 1992, il regista definisce il suo film come un inno alla gioia spagnola.

Nonostante il Leone d’Argento, Prosciutto prosciutto ha avuto un’accoglienza non propriamente entusiasmante. Il film viene ritenuto ridondante e a volte mediocre. Non c’è dubbio che, oggi rivedendo Prosciutto prosciutto si avverte immediatamente che l’opera è invecchiata male. Allo stesso modo, però, il film ha dei meriti artistici innegabili.

Dal feuilleton alla tragedia

Innanzitutto, la pellicola riesce ad attraversare i più disparati generi, conservando, in ogni momento, la sua coerenza. Nei primi minuti, la narrazione procede in maniera canonica, rifacendosi ai modelli, tanto apprezzati in Spagna, proposti dai feuilleton, i celebri romanzi d’appendice, con protagonista, quasi sempre, una povera, ma giovane e bella fanciulla, proprio come Silvia di Prosciutto prosciutto, interpretata da Penelope Cruz.

Questo inizio, di stampo decisamente melodrammatico, è seguito da situazioni più rivolte verso la commedia, con innumerevoli riferimenti all’erotismo. Prosciutto prosciutto, poi, arriva al suo epilogo in piena atmosfera tragica, lasciando lo spettatore un tantino disorientato. La perplessità, però, viene immediatamente sostituita dalla riflessione, invitata per gioco forza, dopo la visione.

L’ossessione dell’erotismo

È abile il regista nella sua mescolanza di genere, dove riesce a tenere ben teso il fil rouge della vicenda, arricchendo la sua pellicola con immagini di matrice onirica, altre reali, ma sempre abbondantemente simboliche, probabilmente un po’ troppo,

il film batte, in maniera ossessiva, sull’erotismo, è innegabilmente la dominante dell’intera opera. Il sesso è il motore di tutto. L’esibizione fallica è continua. Il membro maschile, contenuto in slip attillati, diventa immediatamente simbolo di vitalità e forza. Mostrato, senza veli, in una scena notturna, quando il vigoroso Raul sfida un toro, il fallo diventa la vera de picar, ma non colpirà il toro, piuttosto la bella e innocente Silvia.

Bigas Luna riesce a trasmettere il fascino, la forza dell’erotismo e del sesso coinvolgendo tutti i sensi percettivi. Il regista non si limita a mostrare i corpi e i desideri dei personaggi, va oltre, facendo avvertire l’odore della pulsione, il sapore della carne, il suono del piacere, e dunque, il seno della bellissima Silvia diventa una gustosissima tortillas alle patate.

Una forza repulsiva

L’erotismo evocato in Prosciutto prosciutto, è una forza repulsiva e accanto alla bontà delle tortilias di Silvia, compare l’acidità dell’aglio, usato come afrodisiaco e il ventre della giovane e bella donna diventa qualcosa di estremamente schifoso, ma allo stesso tempo meravigliosamente affascinante. Il sesso conserva sempre un qualcosa di mortifero ed ecco il ronzio di una mosca, che sembra adagiarsi su una carogna.

Con questo film Bigas Luna si rifà al cinema di Pedro Almodovar e il mondo in cui accosta l’erotismo alla commedia fa venire in mente L’indiscreto fascino del peccato, titolo che fa riferimento al celebre Il fascino discreto della borghesia, diretto da Luis Bunuel, premiato con l’Oscar come miglior film straniero del 1973. E sicuramente, anche Bigas Luna ha voluto rendere onore, con Prosciutto prosciutto, al padre del surrealismo cinematografico.

La giovanissima Penelope Cruz si cala alla perfezione nei panni della affascinante e giovane Silvia. Il proprio corpo emana erotismo da tutti i pori e la sua ingenuità sottolinea una sensualità ancora acerba, ma senza dubbio vigorosa. Buona la Prima per il primo film con protagonista Penelope Cruz, soprattutto se si considera il fatto che la giovane attrice spagnola è affiancata, in quanto rivale, da una bravissima e travolgente Stefania Sandrelli. Le due attrice nel film si incontrano in pochissime scene, ma riescono, aiutate da un bravo regista, ad emanare il loro erotismo con la medesima forza, con esiti diametralmente opposti.


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