Attualità

Protetti sì ma hanno il diritto di essere giovani

di Fulvio Abbate -


L’immagine che inaugura l’attività del governo Meloni-Salvini-Berlusconi è per intero nello scatto che mostra quattro ragazzi, felpe e zainetti, mentre lasciano l’area di un mancato rave party, periferia industriale brulla di Modena. Ai margini del loro ritorno a casa, capo chino sotto il cappuccio, l’azzurro e bianco segnaletici dei mezzi di polizia a vigilare, gli agenti in tenuta antisommossa, lì a presidio ulteriore dell’ordine ristabilito. L’intento, il messaggio pubblico sono chiari, riassumono il “sorvegliare e punire”, direbbe il filosofo Michel Foucault, letture mai accostate dalla nostra destra. Puro orgoglio securitario, repressivo.
In definitiva, non sembri esserci spazio per il naturale esercizio della gioventù. L’incolumità dei ragazzi partecipanti, i bisogni, la socialità, un dettaglio.
Meglio consegnare loro lo stigma di “abusivi”, “occupanti”, esplicitamente criminalizzarli come “sbandati” e “tossici”, estranei al sentire paterno dell’ordine e del decoro. Figli non riconoscibili, nel caso tra i loro genitori vi fosse chi dal nuovo governo attende soprattutto misure disciplinari. “Sono state identificate circa 600 persone, tra cui moltissimi giovani arrivati da diverse regioni e dall’estero”, dunque al rave erano presenti pure i “barbari”. La circolazione stradale infine fa ritorno alla sua alienante regolarità, i padri evocati da Salvini, prossemica non meno securitaria, possono nuovamente abbandonarsi al quotidiano della “rispettabilità”. Alle unità cinofile antidroga il resto del lavoro. Se il Carnevale è concesso da ogni calendario, per le ragazze e i ragazzi che si trovavano nell’hangar di Modena la regola festiva, ludica, il principio del piacere non sembra valere, lo stop alla musica del rave sembra anzi criminalizzare l’idea stessa di gioventù. Intorno a mezzogiorno di ieri, nuovamente Salvini ribadiva che “la pacchia è finita, pugno duro contro droga, insicurezza e legalità”. La mediazione che ha preceduto lo sgombero per ragioni di incolumità, il fatto che la struttura, il capannone potesse essere pericolante, appaiono dettagli irrilevanti nella comunicazione del nuovo corso governativo; nel “crest” meloniano-leghista semmai lacrimogeni e sfollagente.
A nessuno sfiora l’idea che ogni fine settimana a Madrid, Europa, i ragazzi si ritrovano a bere, meglio, si “sballano”, a due passi dalla Gran Vía, resta che, lì, in luogo della polizia, c’è un servizio sanitario per ogni possibile malore; gli addetti alla nettezza urbana in tempo reale a ripulire le strade dai “botellón”. “Fermezza e rigore”, è il messaggio del nostro nuovo ospite del Viminale. Anche la “tempistica” pianificata: mentre le forze dell’ordine sgomberano il capannone del rave, il ministro Piantedosi porta in Consiglio un decreto legge che prevede il “sequestro e la confisca di tutti i mezzi utilizzati per questo tipo di raduni – dai tir alle apparecchiature per la musica – ma anche sanzioni e Daspo per i partecipanti”.
Ragazze e ragazzi assimilati così, d’ufficio, al casellario giudiziale; il divertimento, la gioia, il piacere, lo sballo, il sesso, come concorso di colpe. Per nulla ventilata l’ipotesi che le persone allontanate dal capannone di Modena possano ricevere, metti, generosa ospitalità presso il “Twiga” di Forte dei Marmi, discoteca che la ministra per il Turismo, Daniela Santanchè, può vantare tra le sue pertinenze. In assenza d’ogni risarcimento, per la festa negata, lo scarto antropologico e culturale da subito marcato in ogni gesto, se non proprio un’attitudine para-fascista, il nuovo governo fa notare di certo notare un tratto classista.


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