Attualità

Prove tecniche di Eurodestra

di Eleonora Ciaffoloni -


di ELEONORA CIAFFOLONI

Per una sinistra che rincorre e traballa, c’è una destra che si allarga. E non solo rimanendo nella propria sfera di influenza, ma anche allargandosi a quel centro moderato che in Europa sta facendo molto discutere. Perché se le elezioni Europee 2024 sembrano lontane – manca ancora un anno – per le parti politiche è invece già ora di capire il posizionamento – proprio e con gli altri – che prenderanno per la campagna elettorale da fare, prima e per il voto, poi. Per questo, ma anche per la debacle che la sinistra sta vivendo in tutto il continente, dalla Grecia fino a quella Spagna che sembrava rappresentare uno degli ultimi baluardi di socialisti e democratici, si cominciano a vedere i primi movimenti per possibili future coalizioni.
A muoversi, tra smentite qualche precisazione, c’è il Partito Popolare Europeo capitanato da Manfred Weber che sembra voler cavalcare quell’onda che sta spostando molti Paesi a destra. E oramai il nuovo orientamento del leader del Ppe è solo un segreto di Pulcinella. Weber non nasconde più la sua politica di avvicinamento alle forze di estrema destra, mentre è sempre più chiuso il dialogo con i liberali di centro e i progressisti di sinistra, bypassati dai festeggiamenti e dalle congratulazioni per i risultati del Partido Popular spagnolo alle amministrative: “Questi risultati sono il primo passo verso un governo forte e stabile guidato dal Partito Popolare” ha dichiarato all’indomani del voto. Uno scenario in cui Weber vede essere più agevolata la propria strategia: rafforzarsi a destra e portare alla maggioranza quello spettro politico che a Bruxelles è sempre rimasto all’opposizione, cercando di sconfiggere l’egemonia “Ursula” dell’asse socialisti-popolari. Per farlo serve staccarsi dal vecchio centrismo (seppur con convergenza più a destra che a sinistra), tipico della tradizione che era stata di Helmut Kohl e di Angela Merkel, e abbracciare la destra. A inserirsi nella trattativa di riposizionamento è la premier italiana Giorgia Meloni, per un progetto di alleanza strategica preelettorale tra Popolari e Conservatori. La premier, difatti, non solo ha rappresentato nel nostro Paese una ascesa della destra, ma in Europa occupa la poltrona di presidenza del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Un progetto che potrebbe vedere vita con l’obiettivo di sconfiggere l’attuale maggioranza socialista e una svolta a destra dell’Ue con una nuova possibile guida – quindi ancora da valutare – di Antonio Tajani alla Commissione Europea.
La trattativa tra i due – scrive Repubblica – si è impantanata sul simbolo al centro del logo di Fratelli d’Italia. Si tratta della tanto discussa, quanto mai rinnegata, fiamma tricolore della tradizione almirantiana che per il partito di Meloni significa continuità con il Movimento Sociale Italiano. Ebbene, Weber sembrerebbe voler trattare con la premier per far togliere il simbolo dal logo del partito e allargare la platea a un pubblico di elettori più ampio e più moderato. Perché di certo, la sostanza delle idee politiche non cambia, ma spesso si simboli, soprattutto quelli ingombranti, fanno la differenza. Eppure, dal mondo FdI questa trattativa sembrerebbe fuori discussione, anzi, la richiesta raccontata dal quotidiano farebbe parte di “fantasiose ricostruzioni su inverosimili trattative con il Ppe riguardanti il simbolo di FdI”. Queste sono state le parole di Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito, che ci tiene a ricordare: “comunichiamo che nessun iscritto di Fratelli d’Italia ha richiesto di modificare il simbolo, ipotesi che appassiona solo la sinistra italiana. E noi siamo poco inclini ad assecondare i desiderata della sinistra”. Quindi, dal partito sembrano chiari: questa trattativa non esiste, nessuno decide sui simboli, neanche l’Europa.
Se da Fratelli d’Italia insorgono accusando di fasulle trattative, dal mondo dei liberali la protesta arriva nei confronti di Weber. A mettersi in mezzo tra i due gruppi per la realizzazione del progetto è Renew Europe, che definisce la possibile alleanza voluta da Weber come un “tradimento della storia europeista del Ppe” per “andare dietro ad un progetto scellerato e pericoloso per il futuro dell’Ue”. A dirlo, con un post sui social l’eurodeputato di Italia Viva e vicepresidente di Renew Europe Nicola Danti che si rivolge ai vertici del Ppe chiedendo “come potrà portare avanti le proprie battaglie su temi come politica estera, difesa, stato di diritto, democrazia, transizione energetica, gestioni dei flussi migratori, con chi a colpi di veti ha sempre bloccato tutto”. E conclude: “Perché prevalga l’europeismo vero, Renew Europe è l’unica risposta”. A dargli manforte anche Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe che definisce quello tra Popolari e Conservatori un “patto scellerato con il diavolo, che rischia di distruggere per sempre l’Unione Europea. Noi di Renew Europe non lo permetteremo”. Insomma, una vigilia (annuale) di europee che si annuncia calda fin dalla prima fase di esplorazione. Staremo a vedere se dopo i sentimenti nazionali, cambieranno anche quelli dell’Unione Europea.


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