Cultura & Spettacolo

Pulcinella, viaggio alle origini di una maschera

di Redazione -


di MICHELE ENRICO MONTESANO
Pulcinella… una fra le più note maschere della commedia dell’arte e forse anche fra le più abusate: nei presepi, fuori dai ristoranti per pubblicizzare piatti tipici per turisti o come mascotte calcistica.
Ma quali sono le origini di questa celebre maschera?
Una tesi settecentesca riconduceva la maschere di Pulcinella alle Atellane, quel genere di commedie dai toni farseschi, per svariati motivi.
Nelle Atellane infatti ci sono degli elementi che ben si sposano con la maschera di Pulcinella: l’improvvisazione, l’attualità dei lazzi, l’uso della franceschina, strega o pivetta, i titoli delle farse, l’uso della mezza maschera nera o della fuliggine sul viso, il corno o la scopa usati come scettro o arma, il cappello che si chiamava tutulus, oggi coppolone e soprattutto l’origine geografica nella quale nacque il genere.
Ci sono versioni alternative anche sull’origine del nome Atellana, pare che non derivi da Atella, l’antica città osca, bensì dal latino ater ossia scuro, nero. La forma appare con un diminutivo, aterulanae, in quanto le maschere non coprivano tutto il volto ma lasciavano la metà inferiore del viso scoperta, cosa inusuale per le maschere dell’epoca ma che invece le accomuna e avvicina a quella di Pulcinella. Non solo condividono la forma ma anche il colore.
“Le antiche farse (Atellane ed i Mimi) lentamente alterandosi sopravvissero anche nel Medio Evo… Più tardi dettero origine a quella che si chiamò Commedia dell’Arte, la quale divenne assai popolare e nel Rinascimento s’era già molto diffusa fra noi… Le maschere di quella commedia, Pantalone, Arlecchino, Brighella, Pulcinella sono, secondo ogni probabilità, lente trasformazioni dei personaggi delle Atellane e dei Mimi” (P. Villari, “Nuova Antol.”, fasc. XI, 2ª serie, vol. XXXIII).
Sono quattro i personaggi fissi dell’Atellana: Maccus, Pappus, Bucco e Dossennus. Pulcinella, secondo alcuni studiosi, avrebbe in comune dei tratti con il primo, Maccus. Sia da un punto di vista drammaturgico, egli è un contadino credulone e ghiotto, sia da un punto di vista fisionomico. Numerose sono infatti le testimonianze grafiche che mostrano mimi antichi con gobbe, teste rasate e nasi di inusitata grandezza… pulcinelleschi.
In qualche modo lo spirito comico di quei mimi Osci pare sopravvissuto o riecheggiare nella maschera di Pulcinella, rendendo attuale una tradizione che persevera nei secoli che cambia e si adatta in base alle esigenze di un popolo, anche le più stravaganti e disparate. E tutto solo per far sorridere e intrattenere. “Mattaccini o Zanni o Ciccandoni… come gli antichi Oschi e Atellane ancora oggi… fanno arte del far ridere e corrompere la gioventù”. (B. Davanzati, postilla al libro IV delle Opere di Tacito, 1637).[/IDE-TESTO]


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