Punture di spillo GLI ITALIANI: DA POETI A… SONDAGGISTI
Eravamo un popolo di poeti, siamo diventati un popolo di… sondaggisti. Prima producevamo, da attori, nei più svariati campi dell’arte. Ora siamo diventati passivi, ci lasciamo… sondare.
E così negli anni abbiamo contribuito a creare una nuova categoria di ricchi: gli istituti di sondaggio . E visto che rendeva, ne sono nati a decine. Tutti con un unico scopo: dirci come la pensa la “pancia” degli italiani
Un miracolo “economico” del genere lo abbiamo avuto nella seconda parte del secolo scorso con la nascita di un’altra categoria “ricca”: i commercialisti. Negli anni ’60 passavamo solo qualche ora a compilare, da soli o con l’aiuto di qualche amico più esperto, la dichiarazione dei redditi. Le entrate, allora, erano modeste e le uscite poche e facilmente individuabili.
Poi la materia si è complicata, lo Stato nel frattempo era diventato sempre più vorace e cominciammo a rivolgerci prima a dei semplici ragionieri per passare negli anni ‘80 a dei veri e propri professionisti, sempre più numerosi e sempre più cari: i commercialisti.
Con gli istituti di sondaggio è avvenuta la stessa cosa, soprattutto in politica. Non c’è giornale, non c’è canale televisivo che quasi ogni giorno non ci propini le “intenzioni di voto” degli italiani. E in un Paese dove praticamente si vota ogni anno il cittadino è “tempestato” dai “sali e scendi” della politica: nei Comuni, nelle Regioni, per il Parlamento.
Il “bello”, si fa per dire, è che i risultati – soprattutto in questi ultimi anni e soprattutto nelle percentuali – non rispecchiano quasi mai le previsioni della vigilia elettorale. Va bene che l’urna, come diceva Pietro Nenni, è puttana ma a tutto c’è un limite….
Sono gli italiani che, sondati, si prendono gioco dei sondaggisti o sono questi ultimi che non sanno “leggere” la “pancia” degli elettori o, peggio, puntano ad influenzarne il voto?
PdA
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