Politica

Pure i Verdi cedono all’ammucchiata Conte: noi mai col Pd

di Edoardo Sirignano -


I verdi chiudono l’intesa col Partito Democratico. Sinistra Italiana e Di Maio dovrebbero farlo nelle prossime ore. A parole tutti contro Calenda. Per le poltrone nessuno intende lasciare Letta. Quella dei compagni è soltanto una farsa, a partire dal referendum tra gli iscritti. A parte qualche ufficialità, che tarda ad arrivare, probabilmente solo per qualche casella in più, la macedonia delle macedonie è pronta.
Nella giornata di ieri, infatti, si è tenuto l’ennesimo summit tra Letta, Fratoianni e Bonelli. Quest’ultimo, per motivare la sua decisione, ha parlato di “unica via per fermare la destra”. Gli altri si fanno tirare al momento la calzetta, ma fonti del Nazareno dicono che “l’accordo si dovrebbe chiudere nelle prossime ore”. Parte, quindi, la corsa della grande ammucchiata. Dovrebbero correre insieme democratici, ecologisti, ex ministri berlusconiani, radicali, grillini e chi ne ha più ne metta. Non è bastato neanche il botta e risposta tra il leader di Azione e gli altri componenti della squadra a demotivare Letta.

Chi, però, è spaventato dal calderone è l’ex premier Mario Draghi. Il banchiere, tra l’altro citando a sorpresa il fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto, dice di “vedere nuvole all’orizzonte”.

Rispetto alle sfide da affrontare, carovita, inflazione, impennata dei prezzi, precariato, ma anche uno scenario internazionale, caratterizzato da tante crisi aperte, serve appunto “credibilità”. Occorre, quindi, un unico e chiaro modello di Paese, che difficilmente si potrà avere laddove ci sono insieme tante anime che la pensano in modo diverso.

Questa posizione, intanto, rafforza chi è rimasto fuori dal gruppo e non intende tornarci. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, questa volta, è chiarissimo: “Mai col Pd”. Per il pentastellato i dem hanno deluso e non poco e quindi non c’è alcuna intenzione di entrare in un “calderone” che non è conforme ai principi originari grillini, allo stato impegnati con le parlamentarie.

Il campo largo immaginato da Letta fortifica anche Matteo Renzi. L’ex sindaco di Firenze sta per chiudere l’intesa con il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala e l’ex fascia tricolore Federico Pizzarotti. Quest’ultimo ha bocciato la richiesta di Tabacci di fondersi con la formazione centrista che ha come leader l’ex titolare della Farnesina. Prende vita, quindi, l’alternativa a destra e sinistra che mette insieme Italia Viva, il fronte degli amministratori e i fuoriusciti da +Europa, come nel caso di Piercamillo Falasca. In questo contenitore, potrebbero esserci anche alcuni fuoriusciti dal Movimento pronti ad abbandonare Di Maio.

Un segnale sono le parole del deputato di Impegno Civico Gianfranco Di Sarno: “Chiesta la convocazione – ha dichiarato in una nota – di un’assemblea del partito al fine di concordare le condizioni del patto con il Pd, ritenendo inaccettabili quelle imposte da Calenda”.
Un cammino, quindi, tutto in salita per la coalizione progressista, considerando che nelle prossime ore bisognerà parlare di programmi.
In tal senso, non sarà semplice ad esempio mettere insieme la politica dei no, portata avanti in questi anni dalla sinistra e quella di Calenda che al contrario intende andare oltre le rinnovabili.

I controsensi sono diversi e il cammino è tutto in salita, tenendo conto dei numeri degli ultimi sondaggi. Nessuno, infatti, vorrebbe essere al posto di Letta, che per più di qualcuno, nonostante ile percentuali di Tecnè vedono un partito in leggere crescita rispetto a qualche mese fa, è in una situazione in cui mai nessun segretario si sarebbe voluto trovare. Non sarà facile nè sui territori, quando ci saranno nomi calati dall’alto, nè sui palchi quando verrano fuori contraddizioni che non sarà più possibile mettere sotto al tappeto.


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