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Pure l’imperatore Adriano si becca la cura “gender equality”: e il tempio in suo onore cambia nome

Nemmeno gli antichi romani vengono lasciati in pace dalla vulgata dell’uguaglianza di genere: pure il Tempio di Adriano, sede storica della Camera di commercio di Roma, cambia nome in favore del più “femminista” Tempio di Vibia Sabina e di Adriano, con il nome della moglie dell’imperatore posto strategicamente prima di quello del potente marito, a stravolgere l’antica (e originale) denominazione.

di Ilaria Paoletti -


La nuova intestazione in odor di Me too è stata decisa in occasione dell’arrivo della statua di Vibia Sabina, nipote di Traiano e moglie di Adriano, al tempio. Il manufatto è arrivato a noi pressoché intatto nonostante una vita a dir poco avventurosa: venuto alla luce da scavi clandestini, era stato immesso illegalmente sul mercato internazionale dell’arte e ritrovato in Svizzera. Ora la statua di Vibia Sabina torna a noi in tutto il suo splendore e si prende il posto che merita: per un mese sarà possibile ammirarla nella sala storica dell’istituzione camerale. Poi tornerà nell’originale sede di Villa Adriana. “Oggi Vibia Sabina torna a casa sua” dice il presidente della Camera di Commercio Lorenzo Tagliavanti, “un evento nuovo che affonda le sue radici nella storia duemila anni fa, quando una donna importante dell’antica Roma contribuì all’elezione del suo stesso marito. Ma questa occasione dà anche un messaggio per l’oggi: le donne in tutte le epoche storiche hanno avuto un grande ruolo, riscoprirlo significa dare forza a questo mondo. Con questa esposizione aggiungiamo un ulteriore tassello all’opera di valorizzazione portata avanti dalla Camera nei confronti di quello che costituisce uno dei monumenti più straordinari della Roma antica e di quella contemporanea”. E persino Roberto Riccardi, il comandante dei carabinieri Tutela patrimonio culturale, si riscopre un acceso femminista: “Ribattezzare il Tempio di Adriano aggiungendo il suo nome è importante come aver recuperato la sua statua, che era stata trafugata”, spiega al Corriere della Sera “anche il ruolo delle donne, nella Storia, è stato oscurato per secoli, derubato, e auspico che altre istituzioni culturali assumano iniziative analoghe, per ricondurle nella loro giusta luce”. Ma dato che la coperta del politically correct si rivela sempre troppo corta, non sarebbe poi strano se nei prossimi giorni si facesse avanti una rappresentanza Lgbt a chiedere che nel tempio di Adriano venga esposta anche una statua del bell’Antinoo, amante divinizzato proprio dall’imperatore romano. Solo in questo modo – forse – il tempio potrebbe diventare alfine la sede del presepe gender fluid che tutti sembrano auspicare.


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