Attualità

Pussy Riot contro il divieto ucraino agli artisti russi

di Redazione -


Persino le Pussy Riot si scagliano contro l’assurdo divieto contro le opere russe vigente in Ucraina. Maria Alyokhina, fondatrice del gruppo, ha detto che ritiene “semplicemente stupide” le scelte di azzerare spettacoli e opere di artisti russi in Ucraina. E ha chiamato la comunità di artisti alla rivolta. Per corroborare le sue opinioni, ha spiegato l’ovvio. E cioé che “non è stato Tchaikovsky a invadere l’Ucraina” e che “non c’è alcun senso a bandirlo”. Lo andasse a dire alla Filarmonica di Cardiff che, a marzo scorso, ha rimosso un brano del compositore da un concerto.

Se Tchaikovsky non ha responsabilità nella guerra, meno ancora ne ha Lev Tolstoj. Eppure Netflix, sempre in prima linea quando si tratta di cose del genere, ha ritenuto opportuno sospendere un adattamento cinematografico da Anna Karenina. Chissà che cosa ne avrebbe pensato, il vecchio Leone, un tipo tanto “guerrafondaio” da ispirare nientemeno che Gandhi.

Difficilmente l’Ucraina tornerà sui suoi passi. Anche perché, specialmente nel mondo anglosassone, la scelta di vietare, limitare, sospendere la rappresentazione o gli studi di spettacoli e libri russi ha ormai preso piede. Per Alyokhina, che a maggio scorso era “fuggita” dalla Russia fingendosi rider, una beffa nella beffa. Gli artisti non si uniranno mai per sostenere le sue idee. Nonostante gli appelli della stessa Alyokhina, La cancel culture non guarda in faccia a niente e nessuno. Nemmeno ai suoi più entusiastici alfieri.


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