Esteri

Putin: “Impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”

di Ernesto Ferrante -

©Gianluca Pascutti


Un’ora e 45 minuti, con alcune parole ripetute in maniera martellante: 34 volte “Russia”, 24 “Ovest”, 19 “Ucraina”, 11 “Stati Uniti” e 10 “Nato”. Nel suo discorso sullo stato della nazione pronunciato davanti all’Assemblea federale, il presidente russo Vladimir Putin ha condensato retorica, visione strategica, analisi, frasi ad effetto e alcuni pesanti avvertimenti. I parlamentari hanno applaudito 53 volte, di cui quattro alzandosi in piedi.

 

L’incipit era molto prevedibile, visto l’approssimarsi del primo anniversario dell’inizio dell’operazione militare speciale: “Voglio ripeterlo, loro hanno iniziato la guerra e noi abbiamo usato la forza per fermarla. Non avevamo dubbi. Tutto era pronto per un’azione punitiva di Kiev in Donbass. Tutto questo era completamente contrario ai documenti accettati dal consiglio di Sicurezza nazionale”. “Ucraina e Donbass sono diventati simbolo di menzogne totali”, ha detto ancora, accusando l’Occidente di aver tradito “accordi fondamentali” e di fare “dichiarazioni ipocrite”. “Abbiamo fatto questa mossa un anno fa per difendere le persone che abitavano le nostre terre da sempre che erano sotto minaccia di un regime neonazista ucraino dopo il golpe del 2014”, ha ribadito con forza il capo del Cremlino, sottolineando come “passo passo” si stia cercando “di risolvere i problemi, raggiungere gli obiettivi”.
Putin davanti alle Camere riunite ha parlato di “un periodo complicato per il Paese in un momento di drastici cambiamenti nel nostro mondo”. “Eventi storici determineranno il futuro del nostro Paese e ciascuno di noi ha un’enorme responsabilità”, ha affermato non nascondendo le insidie che si potrebbero incontrare lungo il percorso.

 

Lo “zar” ha sostenuto che prima dell’inizio delle ostilità, Mosca “ha cercato di fare il possibile per risolvere il problema pacificamente, negoziando una via pacifica per uscire da questo conflitto, ma dietro le nostre spalle è stato preparato uno scenario molto diverso”.

“Speciale gratitudine” è stata espressa per i cittadini delle regioni di Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia, che hanno determinato il loro futuro con i referendum “nonostante le minacce terroristiche dei nazisti” e le “azioni militari in corso”.

Secondo il presidente russo, l’Occidente ha punito se stesso con le sanzioni alla Russia. “L’Occidente, ha dichiarato, “ha dato il via ad un’aggressione non solo militare e di informazione, ma anche economica. I promotori delle sanzioni stanno punendo se stessi. Hanno provocato un aumento dei prezzi nei loro stessi paesi, la chiusura di fabbriche, il collasso del settore energetico e dicono ai loro cittadini che sono i russi quelli da biasimare”.

I deputati sono stati chiamati a sostenere la “crociata valoriale” russa: “Dobbiamo difendere i nostri figli, i nostri bambini dal degrado dell’Occidente che cercherà di distruggere la nostra società”. Dito puntato contro la “catastrofe spirituale dell’Occidente” dove “persino la pedofilia viene considerata una cosa normale”.

Il leader ha affrontato poi in maniera decisa la questione dei matrimoni gay. “Questo va bene, si tratta di adulti, noi siamo tolleranti su questo in Russia”, ha spiegato, rivendicando però che “la famiglia è l’unione tra un uomo ed una donna”, come viene sancito “dai testi sacri di ogni religione” che “l’Occidente mette in dubbio”.

Chiaro e forte il messaggio indirizzato a chi vede in difficoltà le sue truppe: “Faremo di tutto per la vittoria”. Poi un annuncio: “Abbiamo progetti di armi che superano come caratteristiche quelle dell’Occidente. Ora dobbiamo iniziare la loro produzione in serie nelle nostre fabbriche”.

Spazio anche ai ringraziamenti, “al popolo russo per il suo coraggio” e soprattutto agli “eroi nelle forze armate, le forze di frontiera e tutte le forze di sicurezza, in particolare gli squadroni in Donetsk e Luhansk”.

Sarà costituito un fondo speciale “per l’assistenza mirata alle famiglie dei soldati caduti e dei reduci dell’operazione militare speciale”.

“La Russia non può essere sconfitta sul campo di battaglia”. L’Occidente, secondo Vladimir Putin, non sta cercando di nascondere il suo obiettivo, che è quello di infliggere una sconfitta strategica alla Russia, né le sue intenzioni di trasformare un conflitto locale in una guerra globale. Inequivocabile il passaggio: “Questo è precisamente il modo in cui lo intendiamo e noi reagiremo di conseguenza. In questo caso in agenda c’è l’esistenza del nostro paese. Ma non possono fare a meno di realizzare che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia”.

Infine l’annuncio più pesante per le ricadute che potrebbe avere: “La Russia sospende la sua partecipazione dallo Start”, il trattato sul controllo delle armi nucleari tra Washington e Mosca firmato a Praga da Barack Obama e Dmitry Medvedev il 10 aprile del 2010 quando “Stati Uniti e Russia non si consideravano avversari”.
“Una circostanza dovrebbe essere chiara a tutti: più i sistemi occidentali a lungo raggio arriveranno in Ucraina, più saremo costretti ad allontanare la minaccia dai nostri confini. Questo è naturale”, ha avvertito ancora il presidente. Durissimo l’affondo contro gli Stati Uniti, ritenuti responsabili di aver brutalmente distrutto l’ordine mondiale del secondo dopoguerra per costruire un mondo in stile americano dove “c’è un solo padrone”.

“Per fare questo, secondo quanto riferisce la Tass, hanno iniziato a distruggere grossolanamente tutte le basi dell’ordine mondiale, stabilite dopo la seconda guerra mondiale, al fine di cancellare l’eredità sia di Yalta che di Potsdam. Passo dopo passo, hanno iniziato a rivedere il mondo esistente, a smantellare i sistemi di sicurezza e di controllo degli armamenti”. Gli Usa “hanno pianificato e condotto un’intera serie di guerre in tutto il mondo. E tutto, ripeto, con un unico obiettivo: rompere l’architettura delle relazioni internazionali creata dopo la seconda guerra mondiale”.

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