Esteri

Putin: vittoria da record e polemiche (in casa altrui)

di Ernesto Ferrante -


Le elezioni presidenziali russe hanno confermato la leadership di Vladimir Putin e fatto segnare un nuovo record nell’affluenza alle urne. Stando ai dati pubblicati sul sito web ufficiale della Commissione Elettorale Centrale russa, Putin ha ottenuto l’87,32% dei voti. Gli sfidanti si sono posizionati a distanza siderale. Il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa, Nikolaj Charitonov, ha raccolto il 4,32% dei voti, seguito dal candidato del partito “Nuova Gente”, Vladislav Davankov, con il 3,79%. Leonid Sluckij del Partito Liberal Democratico della Russia si è infine classificato al quarto posto, ottenendo il 3,19% dei voti. Sconfessati tanti osservatori occidentali che avevano puntato convintamente sull’astensionismo quale forma di dissenso. Uno degli elementi più significativi di questa tornata è stata proprio la partecipazione da record della gente. Con il 74,22% di affluenza ai seggi e circa il 6,89% dei voti espressi attraverso le piattaforme online, è stato sfondato il tetto del 2018, quando era stato raggiunto il 67,54%. Un trend totalmente diverso rispetto a quello di molti Paesi dell’Occidente, dove è sempre più lampante il calo della fiducia da parte degli elettori nei confronti delle Istituzioni e di chi le rappresenta. Putin ha fatto leva sul pericolo dell’accerchiamento, che storicamente ha sempre compattato il popolo russo. La Russia profonda non è né occidentale né occidentalista. Le borghesie multietniche moscovite e pietroburghesi che attirano tante attenzioni all’estero, “internamente” incidono poco. Sono una minoranza all’interno dei 146 milioni di abitanti dello sterminato territorio russo. Lo “zar” ha ricevuto numerosi messaggi di congratulazioni da parte dei leader di Paesi dell’Asia, Africa e America Latina, ai quali hanno fatto da contraltare la freddezza e il rifiuto di accettare il verdetto da parte delle cancellerie europee. Il vincitore ha ringraziato cittadini, volontari e truppe in Ucraina. “Il risultato delle elezioni rappresenta la totale fiducia del popolo sul fatto che faremo tutto come da programma”, ha detto, circondato da giovani. “Siamo tutti un’unica squadra. La fonte del potere è il popolo russo”, ha aggiunto ancora, riproponendo uno dei tormentoni della sua campagna. Non è mancato un avvertimento ai “nemici”: “Nessuno sopprimerà mai la Russia quando saremo consolidati, siamo una famiglia unita. Non importa quanto abbiano cercato di spaventarci, di sopprimere la nostra volontà, la nostra coscienza, nessuno ci è mai riuscito nella storia. Hanno fallito ora e falliranno in futuro”. “La mia vittoria, ha concluso, dimostra che la Russia ha fatto bene a scegliere la sua strada attuale”. Le presidenziali russe hanno scatenato un botta e risposta in seno al governo italiano. “Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde. Ci sono state delle elezioni, prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace”. Così il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a margine di un convegno sul trasporto pubblico locale a Milano. Di diverso avviso è il forzista Antonio Tajani: “Sono il ministro degli Esteri e ho espresso la mia posizione ieri sera. Non ho nulla da aggiungere rispetto a quanto ho detto”, ha commentato il vice premier e ministro degli Esteri, interpellato dai cronisti sulle parole del collega di esecutivo. Per Tajani, “le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente. Navalny è stato escluso da queste elezioni con un omicidio, abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembra che sia un’elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi”. Controreplica del Carroccio affidata a una nota: “In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (spero tutti insieme) per la fine della guerra ed il ritorno alla pace. Con una guerra in corso non c’è niente da festeggiare”.


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