Primo Piano

QATACLISMA SUI CONTI

di Rita Cavallaro -

PIER ANTONIO PANZERI CON IL DIPLOMATICO MAROCCHINO ABDERRAHIM ATMOUN E L'ASSISTENTE FRANCESCO GIORGI


Lo scandalo Qatargate si allarga a macchia d’olio, coinvolge nuovi Paesi e sfiora altri europarlamentari, tirati in ballo da chi, in carcere, non vuole rimanere. E la Magistratura setaccia conti, alla ricerca dei soldi della cricca di Bruxelles, ritenuti frutto delle tangenti pagate dal Qatar per condizionare l’azione politica al Parlamento europero. Ieri il dem Antonio Panzeri, considerato l’anima del sistema corruttivo messo in piedi per conto dell’Emiro, è stato raggiunto da una nuova misura cautelare patrimoniale. Dopo la scoperta di 1,5 milioni di euro in contanti, che ha portato in carcere Panzeri, il gip di Bergamo, con un decreto di sequestro preventivo, ha congelato sei conti correnti intestati all’ex eurodeputato, alla figlia Silvia, all’ex segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati Luca Visentini e a Francesco Giorgi, il compagno di Eva Kaili. Il procuratore Antonio Chiappani ha sottolineato che sono stati bloccati circa 200mila euro su un conto di Silvia e 40mila euro su uno del padre. Poche migliaia di euro, invece, su quelli di Visentini e Giorgi. L’attività, ha detto Chiappani,”è scaturita dalla richiesta di assistenza giudiziaria internazionale emessa dal giudice istruttore presso il Tribunale di prima istanza di Bruxelles, che sta procedendo per i delitti di corruzione pubblica, associazione per delinquere e riciclaggio di denaro”. Reati pesanti di cui risponde anche la moglie di Panzeri, Maria Dolores Colleoni, per la quale i giudici italiani, vista la sussistenza di “gravi indizi di colpevolezza”, hanno disposto l’estradizione in Belgio. Contro la decisione della Corte d’Appello di Brescia, gli avvocati Angelo De Riso e Nicola Colli, legali della donna, hanno depositato ricorso in Cassazione, sulla base di “problemi persistenti nelle carceri belghe, tra cui il sovraffollamento di lunga data e la carenza di personale”. Elementi che hanno portato un altro collegio di giudici bresciani a rinviare a gennaio la decisione sull’estradizione della figlia Silvia, dopo che il Ministero della Giustizia effettuerà approfondimenti sulle condizioni dei penitenziari belgi. Le due restano ai domiciliari, visto che il ricorso della Colleoni blocca l’esecutività della consegna alle autorità di Bruxelles. Almeno fino alla decisione della Cassazione, che si esprimerà in una decina di giorni. Intanto per l’ex vicepresidente dell’Eurocamera, Eva Kaili, è sfumata la speranza della scarcerazione e la possibilità di riabbracciare la figlia, avuta da Giorgi, almeno a Natale. Il Tribunale ha infatti deciso che dovrà restare nel carcere di Haren fino al 22 gennaio. “È molto triste, è lontana da sua figlia, sta vivendo una catastrofe”, ha detto l’avvocato Mihalis Dimitrakopoulos, che ha fatto visita alla sua assistita dopo la decisione della magistratura belga. La greca ha iniziato a collaborare, ha risposto alle domande del giudice Michel Claise, ma la sua linea difensiva tesa a minimizzare le sue responsabilità e a puntare il dito contro il suo compagno, l’unico responsabile di aver nascosto le mazzette in casa dice lei, non ha convinto. E contro Eva sono arrivate pure le accuse della sua assistente, la quale sostiene che la Kaili usò fondi Ue per almeno due viaggi personali negli Stati Uniti.

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