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QATARGATE COZZOLINO E TARABELLA IN MANETTE

di Rita Cavallaro -

ANDREA COZZOLINO EUROPARLAMENTARE PD


Qatargate: si salvi chi può. Anche a costo di non farsi trovare. Lo scandalo mazzette che ha scosso il Parlamento europeo si sta disvelando agli inquirenti in tutte le sue sfaccettature, perché i principali protagonisti del sistema corruttivo stanno parlando, fanno i nomi, raccontano gli illeciti. A partire da colui che è considerato “anima” e “promotore” del cerchio magico al soldo dell’Emiro, l’ex eurodeputato Antonio Panzeri. Il quale, per salvare dall’estradizione e dal carcere sua moglie Maria Dolores Colleoni e sua figlia Silvia, indagate nell’inchiesta, ha deciso di collaborare dalla cella con il giudice istruttore belga Michel Claise. È stato Panzeri ad aggravare la posizione dell’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino, per il quale la Procura belga ha spiccato un mandato d’arresto europeo, ma ieri, quando la Guardai di finanza si è presentata alla sua casa di Napoli non l’ha trovato. Provvedimenti anche per il socialista Marc Tarabella, il parlamentare europeo che avrebbe ricevuto tangenti che si aggirano tra i 120mila e i 140mila euro affinché mitigasse le proprie posizioni riguardo al Qatar, paese non certo esempio per il rispetto dei diritti umani. Il politico di Articolo Uno ha ricostruito il giro dei soldi che sarebbero stati dirottati su Tarabella e ha raccontato alla procura che il socialista avrebbe ricevuto quel fiume di mazzette in contanti affinché sostenesse le iniziative del Paese del Golfo anche in vista dei Mondiali di calcio. Avrebbe poi lavorato, oltre che per promuovere gli interessi dell’Emiro, anche per sostenere i desiderata di Marocco e Mauritania a Bruxelles. Accuse che Tarabella ha negato, ma gli inquirenti non gli hanno creduto e hanno spiccato il fermo per l’eurodeputato. “Finalmente, vi aspetto da due mesi, ora potrò essere ascoltato”, avrebbe detto il socialista belga ai poliziotti che ieri mattina, intorno alle 6, si sono presentati a casa sua. “Tarabella è stato fermato in vista di un’udienza. Il giudice istruttore deciderà se dovrà comparire davanti a lui nelle prossime ore”, scrivono i giudici inquirenti, che hanno disposto una serie di perquisizioni, tra cui quella nel suo ufficio nel municipio di Anthisnes, cittadina di cui l’eurodeputato è sindaco, e quella in una banca a Liegi, dove l’indagato possiede una cassetta di sicurezza nella quale potrebbe aver custodito il denaro, provento del giro corruttivo. La cassaforte è stata aperta, ma per ora gli investigatori mantengono il massimo riserbo sul suo contenuto. Inoltre, sempre ieri, è stato sequestrato l’ufficio al Parlamento Europeo dell’eurodeputato del Pd Antonio Cozzolino, anche lui coinvolto nell’inchiesta e tirato in ballo sempre da Panzeri e pure da Francesco Giorgi, l’assistente del politico e compagno dell’ex vicepresidente dell’Eurocamera Eva Kaili. Dal carcere dove sono detenuti, il nome di Cozzolino è arrivato forte e chiaro al giudice Claise il quale, nonostante i proclami del dem riguardo alla sua estraneità nella vicenda, è convinto che Cozzolino non solo faceva parte integrante del cerchio magico di Panzeri, ma che ricopriva un ruolo di primo piano per le relazioni con il Marocco. Non sono emersi passaggi di denaro o regalie, ma secondo l’accusa Cozzolino sarebbe stato in contatto diretto con Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore marocchino in Polonia, proprio colui che avrebbe dispensato le tangenti in contanti e numerosi doni alla famiglia Panzeri e a Giorgi-Kaili. Ora i giudici belgi, che stanno approfondendo alcuni aspetti delle indagini, hanno deciso do chiedere il fermo anche per Cozzolino, il quale, come Tarabella, ormai non gode più dell’immunità parlamentare, revocata a gennaio scorso dal Parlamento europeo. Cozzolino, attualmente, si troverebbe in Italia, per cui, la magistratura italiana ha delegato i finanzieri a notificare un provvedimento di fermo all’esponente del Pd, che è stato trovato in un clinica.

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