Per Abbonati

Qatargate: ecco il tariffario della corruzione

di Rita Cavallaro -

PIER ANTONIO PANZERI CON IL DIPLOMATICO MAROCCHINO ABDERRAHIM ATMOUN E L'ASSISTENTE FRANCESCO GIORGI


 

Non solo valigie piene di contanti, fondi neri nascosti nei paradisi fiscali. Addirittura la cricca delle mazzette avrebbe preparato un vero e proprio tariffario della corruzione. L’ultima novità dell’inchiesta Qatargate riguarda la scoperta, da parte della magistratura belga, degli accordi presi dall’ex eurodeputato, Antonio Panzeri, con i vertici del governo del Marocco per i pagamenti da effettuare al cerchio magico impegnato a influenzare la politica dell’Unione Europea al fine di favorire gli interessi di Doha e Rabat. Dalle indiscrezioni emerge che i funzionari marocchini avrebbero concordato e pagato 50mila euro per ogni emendamento anti Marocco bloccato dall’Europa. Dalle prime verifiche risulta che il Parlamento europeo ha stoppato ben 147 emendamenti che non sarebbero andati certo a favore del governo marocchino. Gli investigatori calcolano dunque che la “vasta organizzazione fraudolenta” promossa da Panzeri avrebbe raggranellato, solo dal Marocco, un bottino di 7 milioni e 350mila euro. Il giudice istruttore Michael Claise sta cercando di scovare il denaro, così come le decine di milioni di tangenti arrivate dal Qatar. Gli investigatori sono convinti che almeno 20 milioni siano transitati dall’Emiro a un conto corrente riconducibile all’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, nascosto in un paradiso fiscale. Motivo per il quale il presidente dell’autorità antiriciclaggio greca, Charalampos Vourliotis, ha inviato a Panama la richiesta urgente di informazioni sul rapporto bancario depositato presso la locale Bladex Bank, che sarebbe intestato a Kaili e ai suoi genitori. L’avvocato di Eva ha smentito l’esistenza del conto corrente, bollando come “documenti falsi” le carte che circolano sulla rendicontazione bancaria, e ha ribadito l’estraneità della sua assistente al sistema corruttivo. Eppure la magistratura belga è convinta che Kaili fosse non solo consapevole del giro di mazzette e perfettamente a conoscenza dei 750mila euro in contanti occultati nella casa di Bruxelles in cui vive con il compagno Francesco Giorgi, ma che abbia avuto un ruolo chiave nel ripulire l’immagine del Qatar e influenzare l’Eurocamera verso gli interessi del Paese del Golfo e del governo di Rabat. In questo contesto sarebbe avvenuto, il primo novembre, l’incontro tra l’allora vicepresidente e il ministro del Lavoro qatariota, Ali ben Samikh Al-Marri, organizzato con la mediazione di Giorgi e Panzeri. Questi ultimi sono stati ripresi mentre, il 9 ottobre, entravano nella suite di Al-Marri con una valigetta e ne uscivano con la borsa molto più spessa dell’arrivo. In quella valigetta, secondo gli inquirenti, c’erano le mazzette che sono andate ad alimentare quei 1,5 milioni di euro in contanti sequestrati a Panzeri. Per seguire i soldi una task force dal Belgio approderà a Milano per ricostruire il giro delle tangenti. Verranno setacciati, oltre a conti correnti e passaggi di denaro, anche dispositivi informatici al fine di individuare contatti attivi nell’organizzazione che possano fungere da collegamento con altri politici in Europa, la cui posizione è al vaglio. La magistratura cerca gli ultimi elementi per chiudere il cerchio attorno ad altri sospettati per procedere a iscrivere nuovi nomi nel registro degli indagati. Giorgi, che dal carcere sta collaborando, avrebbe coinvolto almeno 60 eurodeputati e dunque la missione del giudice Claise è trovare i soldi del Qatargate. Finora però, non è emerso alcun indizio per provare le responsabilità dell’europarlamentare del Pd, Andrea Cozzolino, tirato in ballo da Panzeri senza specifica accusa. Per lui è già arrivata la condanna morale dal Nazareno, che voterà la revoca dell’immunità parlamentare. Uno scudo al quale Cozzolino ha già rinunciato, dicendosi pronto a parlare non solo con i giudici, ma anche al Parlamento europeo.

Torna alle notizie in home