Primo Piano

Qatargate, revocata l’immunità agli EuroPd Cozzolino ora spieghi

di Eleonora Ciaffoloni -

MARC TARABELLA EUROPARLAMENTARE


 

Torna a brillare sotto i riflettori l’inchiesta Qatargate: anche – e soprattutto – con Antonio Panzeri alias “la mente” in carcere, le indagini continuano.
Ieri è stata la volta degli eurodeputati Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, per cui la commissione Juri – la principale della commissione giuridica del Parlamento europeo – ha votato all’unanimità in merito alla richiesta alla plenaria per togliere l’immunità ai due eurodeputati che sembrerebbero coinvolti nello scandalo delle mazzette. La palla passa quindi alla plenaria di Strasburgo, che voterà e decreterà il destino dell’immunità dei due colleghi nella giornata di giovedì alle ore 11. Esprime soddisfazione il presidente del gruppo “The Left” Manon Aubry: “Voglio sottolineare che ci siamo pronunciati in un tempo record: mai la Commissione Juri si era espressa così rapidamente su richieste di revoca dell’immunità” sottolineando come “le testimonianze di Antonio Panzeri e Francesco Giorgi siano sufficientemente dettagliate per ritenere che la giustizia abbia bisogno di interrogare anche Tarabella e Cozzolino”. Difatti, a mettere i due nella morsa della giustizia europea è stato proprio Antonio Panzeri: secondo l’indagato numero uno, Cozzolino e Tarabella erano parte della rete delle tangenti che scorrevano indifferenti dentro al Parlamento europeo con il fine di influenzare i processi decisionali, soprattutto in merito alle questioni riguardanti il rispetto dei diritti umani in Qatar.
Una decisione, quella dell’immunità, che sembrerebbe non “toccare” gli eurodeputati, dichiaratisi più volte al di fuori della rete di corruzione. Tarabella e Cozzolino avevano infatti dichiarato che non si sarebbero opposti alla revoca dell’immunità e sembrano per ora tenere fede alla parola data. Inoltre, Cozzolino, per rafforzare la propria posizione, ha chiesto e ottenuto un colloquio con la commissione Juri a cui ha dichiarato la propria estraneità ai fatti, ricordando anche che la richiesta di rimozione nei suoi confronti “è estremamente generica e che in Italia sarebbe stata respinta proprio per questo motivo”. Eppure, la giustizia in Europa sembra funzionare diversamente.
Giustizia che rimbalza da Bruxelles a Milano, dove ieri Monica Rossana Bellini – la commercialista di Panzeri e famiglia – si è presentata in aula a seguito del mandato di arresto europeo arrivato lo scorso 18 gennaio con l’accusa di corruzione e riciclaggio. La richiesta da parte della procura di Bruxelles è quella di consegnare Bellini alla magistratura belga ed ora i giudici devono decidere sul da farsi. Contrarie alla consegna della propria cliente le legali della commercialista – Franca De Candia e Liliana Crescimanna – che hanno dichiarato: “Riteniamo che la nostra assistita sia trasparente, collaborativa ed estranea ai fatti e ci prenderemo i nostri tempi per dimostrarlo. Evidenzieremo le lacune di questa procedura”.
L’udienza è stata rinviata dalla quinta sezione penale della Corte Milanese, presieduta da Antonio Nova, per chiedere al Belgio ulteriori dettagli istruttori sulla posizione della commercialista. Sulla testa di Bellini pendono diverse accuse: secondo gli inquirenti la donna ricopriva un ruolo importante all’interno della rete di corruzione. La commercialista, avrebbe messo in piedi “una struttura di società per garantire un flusso di denaro con apparenza legale”. E secondo quanto si legge nel mandato di arresto firmato dal giudice Michel Claise avrebbe svolto un “ruolo importante nel rientro del contante proveniente dal Qatar creando, insieme a Silvia Panzeri – figlia dell’ex eurodeputato – una struttura societaria che desse al flusso di denaro una veste legale”.
Mentre Panzeri e l’ex collaboratore Giorgi stanno collaborando con gli inquirenti belgi, trema la terra sotto i piedi della commercialista che, per ora, resta agli arresti domiciliari.

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