Attualità

Quando il Nord è abusivo
e la piaga è la burocrazia

di Ivano Tolettini -


Demolire un edificio abusivo è molto complicato nella pratica. A Ischia come nel profondo Nord. Dalla Campania al Veneto. Che a governare sia la destra oppure la sinistra. Anche quando l’illecito è in un’area a inedificabilità assoluta. Le scappatoie legali, nel Paese del diritto e del rovescio, sono così tante che se parlate con la maggior parte degli avvocati amministrativisti vi risponderanno che nella loro carriera di abbattimenti, anche nei casi conclamati, non ne hanno visti molti. Soprattutto se vi rivolgete al legale esperto. Costa, ma il risultato vale la candela. Pardon, la sopravvivenza dell’immobile. Del resto, una sentenza della Cassazione afferma che è possibile, con lo strumento dell’incidente d’esecuzione, vale a dire il procedimento che si utilizza nella fase esecutiva dei provvedimenti, opporsi in certi casi all’ordine di abbattimento provando i gravi pregiudizi che deriverebbero alla salute del cittadino abusivista nel caso in cui venisse privato della sua unica abitazione. Eh sì, non trovate molti Paesi al mondo in cui i bizantinismi si arrampicano a queste vette della logica di legittimità. Ecco perché viviamo in una Nazione in cui a volte anche il semaforo rosso è soggetto a interpretazioni cromatiche. Così può capitare che l’interesse pubblico – la ventilata prossima modifica dal sapore dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio, anche perché così com’è qualificato già adesso è un reato per il quale pochi pubblici ufficiali sono condannati con sentenza definitiva – arretra davanti alla violazione di legge nel nome del cittadino, in questo caso pessimo, ma meritevole di una estrema tutela. È un caso limite, naturalmente, ma spiega perché dal fronte fiscale a quello edilizio chi pratica l’illegalità ha buone probabilità di farla franca. Sotto qualsiasi governo. La storia della Repubblica è lì a ricordarcelo. In questi giorni in cui purtroppo è stata Ischia ad essere martoriata dal maltempo per le troppe vittime e gli ingentissimi danni causati dall’immancabile emergenza che ne è conseguita per l’abusivismo selvaggio che l’ha innescata – nulla è più puntuale come il recente caso umbro ha certificato il nostro dissesto idrogeologico alimentato dalla mano dell’uomo – ci sono casi paradigmatici. Prendete quello di una villetta costruita ex novo in un quartiere di Vicenza, a Ospedaletto, in zona a vincolo di inedificabilità assoluta perché nella pertinenza di una dimora storica, come hanno stabilito prima i giudici del Tar Veneto nel 2015 e poi i colleghi del Consiglio di Stato nel 2017, ordinando l’abbattimento dopo avere annullato i titoli edificatori. Era successo che i coniugi Naclerio, il cui figlio sarebbe diventato nel 2018 consigliere comunale della maggioranza di centrodestra guidata da Francesco Rucco e avrebbe dovuto abitare in quell’immobile, dopo che il Comune, all’epoca però guidato dal Dem Achille Variati, aveva respinto la richiesta di permesso di costruire del 6 marzo 2012 e della Dia del 4 ottobre 2012, il 22 ottobre sempre del ’12 la coppia aveva beneficiato di un’ulteriore Dia che consentiva loro di accendere le ruspe, affrancando la villetta con una successiva Scia in variante per avvalersi del cosiddetto “Piano Casa” votato dalla Regione Veneto. A muovere battaglia, in questo caso, era stata un’altra coppia che aveva acquistato una dozzina d’anni prima un pezzo della vecchia stalla di Cà Latina ristrutturandola e spendendo un sacco di soldi sul presupposto che nessuno avrebbe mai potuto costruire lì vicino. Anche perché, come un geologo di parte ha verificato, in caso di forte pioggia a causa della modifica del piano campagna l’abitazione ristrutturata rischierebbe di venire allagata. Per farla breve, nonostante tutti i ricorsi presentati dai Naclerio, spalleggiati anche dal Comune in taluni passaggi processuali, i giudici amministrativi hanno sempre dato loro torto e nel 2020 l’edificio è stato acquisito al patrimonio municipale. Partita chiusa? Neanche per sogno. I ricorsi sono continuati, il Comune non è stato ritenuto inerte e non è stato nominato il commissario ad acta per la demolizione. Lo scorso luglio, dulcis in fundo, l’asta pubblica per incaricare un’impresa a demolire il fabbricato è andata deserta. “Col rischio – spiega l’avvocato Dario Meneguzzo che ha seguito il caso – che la vittima dell’abuso rischia di trasformarsi in carnefice per il solo fatto di chiedere il ripristino della legalità”. Per ottenere la quale sono stati spesi un sacco di soldi. E dieci anni dopo la villetta abusiva è ancora su. Grazie alla burocrazia. A Vicenza come Ischia.


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