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Cronaca

Quando l’economia parla globale: il peso degli investitori stranieri in Italia

di Marco Montini -


Negli ultimi anni il tessuto produttivo italiano è stato attraversato da trasformazioni profonde, in cui la presenza delle imprese estere ha assunto un ruolo sempre più determinante. In un contesto globale, caratterizzato da rapida evoluzione tecnologica e da filiere sempre più interconnesse, gli investitori internazionali hanno deciso di puntare sul nostro Paese, consolidando comparti strategici e generando nuove opportunità occupazionali.

La crescita globale

La crescente integrazione dell’Italia nei flussi globali di capitale, competenze e infrastrutture industriali, infatti, non inizia a rappresentare solo un indicatore di attrattività, ma anche un fattore strutturale che incide sulla qualità della crescita. Comprendere l’impatto delle imprese estere nel sistema economico nazionale significa dunque cogliere una delle chiavi di lettura più rilevanti per interpretare l’evoluzione dell’economia. E i numeri certamente ci aiutano.

Il report Istat

Come certifica l’Istat, d’altronde, nel suo recente report “Struttura e competitività delle imprese multinazionali”, nel 2023 le aziende a controllo estero in Italia sono pari allo 0,4% delle imprese residenti, occupano il 9,8% degli addetti, producono il 21,0% del fatturato e il 17,5% del valore aggiunto dell’Industria e dei Servizi. E rilevante è il loro peso negli scambi con l’estero di merci e nella spesa privata in R&S intra-muros, cioè ricerca e sviluppo.

Sono 106 i Paesi dal 2023 in Italia

Provenienti da 106 Paesi, sono attive nel nostro paese nel 2023 con 18.825 controllate (+2,1% rispetto al 2022), occupano oltre 1,8 milioni di addetti (+4,2%), fatturano 887 miliardi (-2,3%), producono oltre 188 miliardi di valore aggiunto (+8,3%) e sostengono una spesa in Ricerca e sviluppo intra-muros di oltre 6 miliardi (+6,8%). Le controllate estere operano prevalentemente nei Servizi (71,7%) ma la loro presenza rimane rilevante anche nell’Industria (28,3%). Il fatturato di tali multinazionali nell’industria rappresenta, secondo ISTAT, il 41,3% del fatturato totale a controllo estero, in diminuzione rispetto al 2022 (46,7%). Nel 2023 il contributo delle multinazionali estere ai principali aggregati economici nazionali resta stabile rispetto al 2022: 9,8% degli addetti, 21,0% del fatturato, 17,5% del valore aggiunto. In crescita e pari al 38,3% il loro contributo alla spesa in Ricerca e sviluppo (+0,7).

Gli affiliati italiani all’estero

Le multinazionali italiane, invece, confermano sempre nel 2023 la presenza all’estero in 171 Paesi con 25.273 controllate che occupano oltre 1,7 milioni di addetti (-2,6%) con un fatturato di 560 miliardi (+1,3%). In particolare, per le imprese dell’Industria e dei Servizi non finanziari il fatturato al netto degli acquisti in beni e Servizi registra una crescita del 14,9% rispetto al 2022. Le affiliate italiane all’estero attive nell’Industria sono 10.144 unità, contro 15.129 affiliate attive nei Servizi.

Le aziende estere

Si conferma tuttavia la vocazione prevalentemente industriale degli investimenti italiani all’estero sia in termini di numero di addetti sia in termini di fatturato. Infatti, le imprese industriali a controllo italiano che operano all’estero impiegano 914mila addetti (53,3% del totale della forza lavoro impiegata all’estero dalle multinazionali italiane) e realizzano 285 miliardi di fatturato (50,9% del fatturato estero dellle multinazionali italiane). Interessante anche l’analisi del VII Rapporto dell’Osservatorio Imprese Estere (OIE) di Confindustria e Luiss.

L’azione di sistema necessaria

Nel confermare il valore strategico delle multinazionali estere per il nostro Paese, lo studio (dello scorso maggio) lancia anche un segnale chiaro: per attrarre nuove aziende straniere serve un’azione di sistema, che migliori il contesto competitivo e rimuova gli ostacoli che ancora scoraggiano gli investimenti internazionali. “Nel 2022, rispetto all’anno precedente, l’incidenza del fatturato delle controllate estere è stato del 21% rispetto al totale prodotto dalle imprese residenti in Italia”. Le aziende estere, insomma, si confermano in Italia protagoniste di innovazione, export e occupazione. 


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