Economia

Quanto ci costi guerra

di Giovanni Vasso -


Dopo un anno di guerra, la capacità di spesa delle famiglie italiane si è più che dimezzata e, oggi, il 26% degli italiani teme di non riuscire più ad arrivare nemmeno a fine mese. Un’indagine dell’osservatorio Changing World di Nomisma snocciola i numeri della crisi, che morde la carne viva di un Paese in cui l’88% delle famiglie è stata costretta a cambiare il proprio regime di vita per far fronte all’impennata del carovita. Una famiglia su quattro spende tutto in spese necessarie, dal cibo alle bollette; il 14% degli italiani lavora per guadagnare meno di quanto servirebbe per affrontare le spese minime per vivere. Solo un italiano su due riesce (ancora) a risparmiare. E lo fa con la paura del futuro, non per la speranza del domani: il 38% mette quel che può da parte perché non sa cosa può accadergli, il 23%, invece, si prepara ad affrontare con tranquillità le spese impreviste che potrebbero insorgere. “Abbiamo preso coscienza del fatto che si è delineato un new normal – ha spiegato in una nota l’analista Valentina Quaglietti -, ma si è diffusa anche la consapevolezza che sarà sempre più ricorrente il verificarsi di nuove normalità”. E tutte al ribasso.
Proprio per fare il punto della situazione sulle difficoltà delle famiglie, la Cassa di previdenza di ragionieri ed esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, ha organizzato un webinair intitolato “Guerra, inflazione, aumento dei tassi e del debito. Come aiutare famiglie e imprese nell’anno dell’incertezza?”. All’incontro hanno preso parte tecnici e politici. Come Ylenja Lucaselli, parlamentare di Fdi e membro della Commissione bilancio alla Camera secondo cui “il modo migliore per aiutare famiglie e imprese in una congiuntura economica difficile, come quella cui stiamo assistendo in tutto il mondo, è fare in modo che le risorse economiche a disposizione vengano indirizzate non più attraverso una sterile politica di bonus a pioggia bensì indirizzandole prioritariamente a chi è più in difficoltà”. Per Fratelli d’Italia occorre aiutare i più poveri “a sostenere i costi energetici, l’aumento dei costi delle materie prime e quello dei beni di prima necessità; dall’altro cercando di aumentare il potere d’acquisto degli stipendi più bassi, aiutando anche chi uno stipendio non lo ha”.

 

Il capogruppo M5s in commissione Finanze Emiliano Fenu batte dove il Superbonus (e non solo) duole: “Possiamo aiutare famiglie e imprese in questo anno di incertezza tenendo in piedi quelle che erano le misure già esistenti. Anziché definanziare il fondo per le morosità incolpevoli lo si poteva tenere attivo o lasciare attivi gli sconti su carburanti e accise. Altro modo per aiutare milioni di italiani è quello di cercare di non eliminare il Reddito di cittadinanza. Si possono sostenere le imprese cercando di tenere in piedi le misure che hanno creato sviluppo economico in questi due anni, a cominciare dai bonus edilizi che hanno consentito all’edilizia e tutto quello che si porta con sé una buona fetta del 6,7 per cento del Pil del 2021 di continuare alimentare la crescita senza inventarsi nulla di nuovo”. Il deputato PiùEuropa Luca Pastorino avverte: “L’aumento dei tassi incide pesantemente sui prestiti e sulle rate dei mutui stipulati dai nostri concittadini. Se è vero che l’inflazione si combatte alzando i tassi d’interesse, dall’altro non possiamo esporre le famiglie a questa ‘tempesta perfetta’ i cui effetti devastanti vanno a incidere proprio sui redditi più bassi”. Occorrono interventi di sostegno mirati e un approccio alla riforma fiscale che parta proprio da chi sta peggio, dalle esigenze di coloro che non ce la fanno a pagare i debiti con il Fisco perché colpiti dalla crisi economica”.


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