Attualità

Quasi 300mila scolari italiani soffrono di disturbi dell’apprendimento

di Anna Maria Funari -


Saranno presentate in occasione della Giornata Europea della Logopedia del 6 marzo le nuove Linee Guida per la gestione degli interventi di cura dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), fenomeni che – secondo gli ultimi dati del MIUR – sono quintuplicati dal 2010 al 2019 (da 0,9 al 4,9%*) fra la popolazione scolastica.

Sono sempre di più dunque gli studenti, bambini e adolescenti che soffrono dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. 298.114 studenti del III, IV e V anno della scuola primaria e della scuola secondaria di I e di II grado, pari proprio al 4,9% del totale degli alunni di scuole italiane statali e non statali, che hanno avuto una diagnosi ‘certificata’ di DSA, non essendo di leggere, scrivere o operare con i numeri in modo fluido e corretto.

Una situazione ampiamente sottostimata a causa delle differenti rilevazioni territoriali, sensibilmente inferiori al Sud rispetto al Nord Italia: 7,3% di certificazioni per DSA conclamati rilasciate agli alunni nel Nord Ovest; 5,9% nel Nord Est e 5,7% nel Centro, percentuali tutte superiori alla media nazionale, a fronte di solo 2,4% certificazioni emesse nel Mezzogiorno.

In alcuni casi, ad aggravare le difficoltà di apprendimento, pesa la condizione del bilinguismo: sempre secondo il Ministero il 10% della popolazione scolastica è di origine migratoria ed è potenzialmente esposta a sviluppare un DSA. Per non parlare dell’effetto, chiaramente peggiorativo, che la pandemia da Covid-19 ha avuto su questa problematica. Dopo oltre 10 anni era dunque fondamentale aggiornare, da parte della comunità scientifica, le regole di intervento, integrando e aggiornando con nuove Linee Guida il precedente documento del 2010.
“Fra le novità del documento – spiega Tiziana Rossetto, presidente della Federazione dei Logopedisti – vi è l’attenzione al bilinguismo e alla diagnosi di DSA in età adulta. Il fenomeno dell’immigrazione e il sempre maggior numero di minori stranieri inseriti nelle scuole, pari al 10% della popolazione scolastica nell’anno 2018/2019, ha fatto esplodere il fenomeno, richiedendo ai clinici una attenta valutazione delle capacità del bambino esposto a due o più lingue e la condivisione con le famiglie e la scuola di indicazioni cliniche a supporto educativo-didattico specifico ed efficace, laddove necessario. Il documento suggerisce ad esempio l’importanza della biografia linguistica e di un’analisi della storia linguistica, attraverso questionari e interviste ai genitori per valutare durata e tipologia di bilinguismo: simultaneo, con esposizione continuativa a due lingue dalla nascita, precoce, con esposizione continuativa alla seconda lingua entro i 3-4 anni o tardiva dopo i 5 anni”.


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