Editoriale

Quel “pizzino” sulle poltrone fa arrabbiare gli ex diccì

di Alessio Gallicola -

©imagoeconomica


Così fa male. Non è bello. Ma come, e la nostra storia? “Rispettare il nostro peso”. Non ci sta, Lorenzo Cesa, leader dell’Udc. E ad un certo punto della giornata, quando inizia a circolare un foglietto rubato al vertice del centrodestra, si capisce il perché. Lì c’è sancito, a penna, il rapporto di forze all’interno della coalizione favorita per la vittoria finale. La distribuzione dei collegi: Fratelli d’Italia 98, Lega 70…. e giù fino ad “altri centro” 11. Che già così… ma non basta. Tra parentesi c’è: Lupi+Brugnaro+etc. E l’Udc? Aggiunto in alto, come se qualcuno si fosse accorto solo all’ultimo della presenza di Cenerentola. E no, non vale. Quell’Udc, che qualche anno fa con la delegazione Casini-Follini-Cesa trattava da pari a pari con Berlusconi e Fini, relegato al ruolo di ultimo tra i centristi del centrodestra? E scatta la rivendicazione: “Noi siamo politicamente rilevanti”. Le stesse parole usate, in mattinata, da Mastella, altro balenottero ex Dc, offeso dalla mancata chiamata di Letta e soci. “In Campania valiamo il 9%, il 5% in Puglia, ma non ci chiamano”. Strano destino per gli eredi della grande famiglia Dc: tutti li cercano per assicurarsi i simboli giusti nella sfrenata corsa al centro, per poi riservare loro qualche strapuntino al posto delle tanto agognate poltrone dei collegi. E loro si indignano un po’, o magari fanno finta, consapevoli che il Rosatellum spinge le alleanze e alla fine, volente o nolente, Meloni di qui e Letta di là saranno costretti a cedere qualcosa. “Perchè noi sui territori valiamo molto”. C’è qualcuno disposto a sfidarli?


Torna alle notizie in home