Attualità

Quel popolo più povero e arrabbiato

di Giovanni Vasso -

LUNEBURG, GERMANY - JULY 26: In this photo illustration, a shopping cart rolls down the isles of a supermarket on July 26, 2005 in Luneburg, Germany. Sparked by the election manifesto of the opposition party CDU, Germany currently debates whether raising the Mehrwertsteuer (VAT) would in fact promote economic growth or if it would have the opposite effect by hurting families and low-income households. (Photo by Andreas Rentz/Getty Images)


Poco meno di otto italiani su dieci hanno un giudizio negativo sull’economia nazionale, uno su quattro non arriva a fine mese. I numeri che emergono dal report dell’inchiesta Fragil-Italia, elaborata dall’Area Studi di Legacoop e dall’istituto Ipsos, sono desolanti. E restituiscono il quadro di un Paese sfibrato, impoverito e arrabbiato. Senza alcuna altra speranza che, magari, quella di centrare il “sei” al Superenalotto, di sbancare alle macchinette mentre un terzo della popolazione rinuncia già al dentista e alle vacanze. Cova la rabbia e, per quasi il 60% degli italiani, presto potrebbe esplodere in proteste sempre più aperte contro i ricchi e i privilegiati.

Un Paese depresso

Il 78% degli intervistati ha espresso un giudizio negativo sulla situazione economica italiana. Di questi, il 47% ha espresso un outlook “abbastanza negativo” mentre il 31% ha dichiarato di ritenere lo scenario attuale “estremamente negativo”.
Un anno fa i pessimisti dichiarati erano appena il 17% degli intervistati che, pure, rappresentavano una quota elevata di scontenti. Ma non basta. Il 42% del campione teme peggioramenti in vista (nel 2021 era il 23%). La guerra in Ucraina ha scatenato un’ondata di scetticismo e sfiducia negli italiani: difatti, la crescita del dato è iniziata da febbraio quando è cominciato il conflitto. Gli ottimisti sono sempre di meno. Erano il 29% nel 2021, sono intorno al 19% oggi. Un crollo verticale. Così come le possibilità di spesa degli italiani e le loro speranze di tenersi l’attuale posto di lavoro.

Il terrore della povertà

Il 41% degli intervistati si sente a rischio esclusione sociale. La percentuale sale al 63% nel ceto popolare. L’otto per cento teme la povertà assoluta. Il 66% degli intervistati si ritiene a rischio. In particolare, il 39% si colloca nel ceto medio impoverito, il 15% nelle fasce popolari, ammettendo difficoltà per far quadrare le spese a fine mese e l’11% in quelle più fragili, consapevoli di avere meno di quello che sarebbe necessario.
Solo il 27% si continua a definire “ceto medio” e appena il 6% si ritiene ricco. Poco meno di un italiano su due teme di perdere il lavoro. Il 44% degli intervistati vede un licenziamento all’orizzonte, l’11% lo ritiene quasi sicuro. Più dell’ottanta per cento ha ammesso di aver notato un aumento della povertà nelle proprie comunità, il 18% lo ritiene addirittura molto rilevante. Il mix di questi elementi porta a una conclusione ritenuta plausibile dal 58% degli intervistati: presto, le disuguaglianze si trasformeranno in proteste vere e proprie che metteranno nel mirino i ricchi e i “privilegiati”.

Quante rinunce

Gli italiani si sentono più poveri perché hanno iniziato ad avere difficoltà anche solo per curarsi. Il 34% degli intervistati non riesce più ad andare dal dentista, il 32% ha rinunciato alle vacanze, il 22% ha detto basta con lo shopping e il 18% del campione, anche se ne avrebbe bisogno, non cambierà gli occhiali. I numeri, già rilevanti di per sé aumentano se si prendono in considerazione le risposte di coloro che si collocano nelle fasce popolari. Il 68% non va dal dentista, il 52% non va in vacanza, il 43% non acquista più abbigliamento o scarpe. Solo un terzo degli italiani, per la precisione il 35%, ha affermato di non aver problemi ad affrontare tutte queste spese.

“Italiani spaventati dal futuro”

Il commento dei dati del presidente di Legacoop Mauro Lusetti: “L’Italia sta scivolando nella recessione, da mesi la caduta della fiducia degli italiani anticipa fatti che puntualmente si avverano. L’aumento dei costi e dei prezzi, la diminuzione dei consumi, l’esplosione delle bollette, non solo spaventano e tolgono il sonno, ma stanno cambiando la percezione che gli italiani hanno di sé, e quindi la struttura del nostro Paese”. Non c’è più tempo da perdere. L’Italia è già nel baratro. Lusetti ha concluso: “Fasce sempre più ampie di popolazione si sentono povere, fragili, precarie, esposte a incertezze che prevedono fosche e a un futuro che le spaventa. Abbiamo detto più volte che servono politiche urgenti, da stato di emergenza, non solamente per difendere leconomia, ma per proteggere le nostre comunità, rallentare il propagarsi di questa paura sociale che può diventare rabbia sociale. Non esiste alcuno sviluppo economico senza la fiducia che le cose possano migliorare”.

Sempre più poveri, sempre più arrabbiati

Il report Legacoop-Ipsos non è che l’ennesima fotografia del disagio sociale che si respira ormai da troppo tempo in Italia. Gli allarmi dell’Istat, i moniti della Caritas, le primissime mobilitazioni anti-carovita rappresentano più di un campanello d’allarme. La situazione è davvero grave e l’Italia rischia di impoverirsi non solo dal punto di vista economico ma, soprattutto, sociale e culturale. La vera emergenza, dunque, è questa. E la politica, archiviate le elezioni, è chiamata a fornire risposte.


Torna alle notizie in home